Info Sanremo
Il suo antico nome, Villa Matuciana, forse derivava da quello di una divinità romana, la Mater Matuta, dea dell’Aurora, che donò bellezza a questo tratto di costa ligure rovesciando il contenuto della sua cornucopia. Situata in un’ampia insenatura tra Capo Verde o Punta d’Arma e Capo Nero, Sanremo è considerata la “perla” della Riviera dei Fiori e coltiva la fama di essere una delle località climatico-balneari più famose d’Italia e del mondo, corredata da fantastici hotel Sanremo. Protetta dai venti del nord dalle circostanti alture che si stendono ad anfiteatro alle sue spalle, è potuta diventare, oltre che una delle capitali del turismo, un importante centro per la floricoltura. Amata dagli stranieri fin dal secolo scorso, luogo di incontro del bel mondo, Sanremo è anche il suo Casinò, un edificio liberty (1906), simbolo della Belle Époque, noto non soltanto le sue sale da gioco, ma per il suo Teatro e il Salone delle Feste, dove hanno luogo concerti, conferenze, riunioni letterarie, spettacoli di rivista, serate di gala e altre manifestazioni artistiche e mondane. Ormai tutto il mondo conosce l’Ariston, dove si svolge il Festival della Canzone Italiana, che con la sua girandola di cantanti, presentatori, vallette e giornalisti “blocca” il Paese davanti alla Tv e fa scorrere fiumi d’inchiostro. E che dire di uno degli eventi “storici” dello sport, la gara ciclistica Milano-Sanremo, che vede scorrere sotto le ruote dei campioni del pedale un bel tratto della nostra Liguria?
IL NOME DI SANREMO. Il territorio di Sanremo in età romana era possesso di una famiglia locale romanizzata il cui probabile capo aveva nome Mattucius. Di qui il nomeVilla Matuciana (o Matutiana ) dato alla località. La gens Matucia, a sua volta, doveva forse il suo nome ad una divinità di origine asiatica, la Mater Matuta. Il nome attuale deriva da San Romolo, vescovo di Genova, patrono della città, che intorno al VII-VIII secolo si rifugiò in una grotta ai piedi del Monte Bignone (1298 metri, sul quale è stato individuato e in parte scavato un castellaro, una primitiva fortificazione posta a difesa dei pascoli sottostanti). La trasformazione del nome di San Romolo in San Remo avvenne presumibilmente ne corso del XIV secolo e dal ‘400 la nuova denominazione fu definitiva. Nei documenti ufficiali in latino il nome continuò ad essere scritto Civitas Sancti Romuli, ma non è raro il caso di uno stesso documento che riporti l’onomastica latina e quella volgare (Sancti Remi). Due le ipotesi sulla trasformazione: la pronuncia dialettale locale del nome Romolo (Remu); la corruzione dialettale di “Sant’Eremo di San Romolo” che sarebbe diventato San Remu e poi Sanremo (tra l’altro non esiste un santo di nome Remo). In questo secolo vi è poi stata una lunga diatriba - mai risolta, o meglio, risolta con un “pareggio” - per stabilire se la toponomastica ufficiale sia San Remo o Sanremo.
STORIA DI SANREMO. Sanremo sorse in epoca romana con il nome di Villa Matuciana. Nell’Alto Medioevo fu compresa sotto il governo di Albenga, passò poi ai conti di Ventimiglia e quindi a Genova, alla quale restò legata. Il primo insediamento si stanziò nella zona bassa, ma necessità difensive costrinsero gli abitanti ad arroccarsi sul colle dove, secondo uno schema ad avvolgimento, la città cominciò ad ingrandirsi. L’estrema densità edilizia e la struttura vagamente concentrica della Pigna (come ancora oggi è conosciuta la città vecchia) rispondevano essenzialmente ad uno scopo difensivo, specie contro la minaccia di invasioni e saccheggi dal mare da parte dei pirati saraceni (si ricorda in particolare l’assalto delle orde di Kair ed Din, il Barbarossa, nel 1543). Lungo le strade della Pigna si contano ben undici porte interne come la Porta Santa Brigida, la Porta Bugiarda, la Porta Santa Maria, la Porta della Tana, che dovevano assicurare ulteriore protezione agli abitanti in caso di invasione delle zone periferiche. Tre le ipotesi sull’origine del nome “Pigna”: potrebbe derivare dalla forma della collina - una dorsale tra le valli dei torrenti San Romolo e San Francesco - o dalla struttura compatta “a scaglie”, composta per strati urbani successivi, del borgo, o dalla fontana con il frutto scolpito che si trova all’esterno della Porta San Giuseppe (accanto alla quale sorge l’omonima chiesa).
SANREMO E I “SUOI” STRANIERI. Vennero in cerca di bellezze naturali e architettoniche, di sole, di mare e di colline. Vi portarono cultura raffinata, cosmopolita, e mondanità, spesso il loro spirito da mecenati. Non venivano per semplice “turismo” (anche se del moderno turista furono illustri precursori). Spesso sceglievano la Riviera come nuova - qualche volta ultima - residenza. Sono gli stranieri che giunsero a Sanremo per un breve soggiorno o per passare il resto della loro vita. Solo per citarne due, la zarina Maria Alexandrovna (che giunse a Sanremo nel 1874 in treno, essendo stata inaugurata un anno prima la linea Genova-Ventimiglia) e lo scienziato Alfred Nobel. Nel 1860 Pietro Bogge di Rivoli aveva aperto il primo grande albergo, il Grand Hotel Londra, mentre nel 1871 era stato inaugurato il Gran Hotel Royal. Nel 1878 la lista degli ospiti dava a Sanremo 167 inglesi, 171 tedeschi e un numero minore di sudditi di altri Paesi. Nel 1901 i turisti furono 21410 con una permanenza media giornaliera nel periodo invernale di alta stagione di 4153 persone. Sanremo contava allora 22440 abitanti e negli ultimi 20 anni erano stati aperti 25 nuovi alberghi e costruite circa 200 ville private.
MONUMENTI, CHIESE E MUSEI A SANREMO. A Sanremo moderna è quella che si estende sul piano, lungo la costa; la città vecchia, la Pigna, si raggruppa nell’interno. Da Corso Matteotti, nei pressi della stazione ferroviaria, sul quale si prospetta il Casinò, si entra in Corso Imperatrice, dedicato alla zarina Maria Alexandrovna che ne regalò le palme nel 1885 e fiancheggiato dal Parco Marsaglia (con un auditorium per concerti e spettacoli all’aperto). Lì accanto sorge la chiesa russo-ortodossa di San Basilio modello in piccolo delle chiese moscovite con cupole a “cipolla” costruito alla fine dell’800. Di lì si snoda nel verde il Corso degli Inglesi, salendo sul colle dal quale si può godere il panorama della città. Sul Corso Matteotti si affaccia il Palazzo Borea d’Olmo (del XVI-XVII sec.) che ospita il Civico Museo Archeologico, che comprende una sezione preistorica con reperti del Paleolitico, del Neolitico, dell’Età del Bronzo e del Ferro e reperti romani di ville e necropoli locali, e una pinacoteca, oltre ad una raccolta di cimeli garibaldini. In Corso Garibaldi si trova la seicentesca chiesa di Santa Maria degli Angeli e, dietro, la piazza del Mercato dei fiori. Lungo Corso Cavallotti si trovano i Giardini della Villa Comunale. Corso Trento e Trieste è la passeggiata a mare, che raggiunge l’insenatura del porto. All’inizio del molo sorge il forte di Santa Tecla, costruito nel 1755 dai Genovesi. Poco distante dalla piazza dedicata agli Eroi Sanremesi sorge il Duomo di San Siro, edificio romano-gotico del XIII sec. sui resti si una pieve paleocristiana e di una chiesa protoromanica; l’attiguo battistero, modificato nel 1668, è fondato su resti romani e altomedioevali, la casa canonica è un edificio romanico del XII sec. All’interno, sull’altar maggiore, un grande crocifisso ligneo del Maragliano. Sulla parete di fondo del coro, i SS. Siro, Pietro, Paolo, G.Battista e Romolo in una tavola (1548) del Pancalino. Di fronte alla cattedrale vi è il cinquecentesco Oratorio dell’Immacolata Concezione che conserva otto quadri raffiguranti episodi della vita della Madonna. Di lì si sale verso il cuore più antico di Sanremo, la Pigna. E’ attraverso la Porta di Santo Stefano, formata da un arco gotico del 1321, che si penetra in un dedalo di vicoli, scalinate, case con archi e finestre ogivali, colonne in pietra e architravi scolpiti, caruggi coperti o attraversati da archi di controspinta. Oltre Piazza Castello sorge il santuario della Madonna della Costa (XVI secolo). Nell’estremità orientale della città si estende il Parco di Villa Ormond e, verso il mare, Villa Nobel con i suoi giardini, sede di manifestazioni cultuali e di una mostra sull’attività dello scienziato svedese morto proprio a Sanremo nel 1896. Per chi è a caccia di monumenti più antichi, in località Foce (a 2 chilometri dal centro) vi è la villa romana omonima, suddivisa in nove vani e comprendente un piccolo complesso termale. Nel già citato Museo Civico è possibile apprezzare i reperti raccolti nella Grotta della Madonna dell’Arma di Bussana. A poca distanza da Piazza Colombo a Sanremo, lungo la scarpata che discende dalla collina della Pigna, in corrispondenza dell’ultima ansa del sottostante torrente San Francesco, nel 1960 fu eseguito un intervento d’urgenza per preservare un importante giacimento preistorico. Anche i reperti di questo sito sono al Museo Civico.
ITINERARI NELL’ENTROTERRA DI SANREMO. Alle spalle di Sanremo, come si è detto, si eleva sfiorando i 1300 metri il picco del Bignone (con i resti dell’antica fortificazione preromana) e a quota 786 metri lungo il torrente omonimo, si trova il borgo di San Romolo. La vallata più vicina da poter visitare è la Valle Armea che si trova a levante della città. Dal Poggio di Sanremo si sale infatti a BUSSANA VECCHIA, diventata famosa come “villaggio degli artisti” e ricca di botteghe artigiane. Un tempo era cinta da mura e l’impianto urbano è anulare, sviluppatosi intorno alla chiesa barocca, sulle cui pareti risparmiate dal sisma del 1887 si intravedono ancora alcuni affreschi; quasi intatto il campanile. BUSSANA “nuova” dà sulla costa e sorse nel 1887 dopo che il terremoto ebbe distrutto il vecchio borgo; da visitare la sagrestia del santuario del Sacro Cuore (1899-1901) che espone tra l’altro una tela di Mattia Preti; nelle vicinanze si trovano i ruderi di una villa romana. Salendo si raggiunge CERIANA, un grosso borgo medioevale che sorge su ruderi romani (forse la villa dei Celii) le cui strutture sono praticamente intatte. Ceriana si formò tra il 979 e il 1146; la porta detta Oppidum è un ingresso alla parte più antica ed immette in una strada coperta, una galleria con soffitto a volte che corre sotto l’oratorio della Visitazione. Da visitare la chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo con i suoi campanili, l’antica chiesa parrocchiale romanica di San Pietro (XII sec) e la contemporanea chiesa di Sant’Andrea, con massiccio campanile a cuspide, l’antica cappella di San Salvatore e l’oratorio barocco di Santa Caterina. Interessanti gli antichi frantoi a ruota idraulica. Oltre questo borgo l’olivo cede il passo ai castagni e salendo ulteriormente fino al passo Ghimbegna e ai 1000 metri del monte Baiardo, si può poi deviare nella Valle Argentina (che ha Taggia come sbocco e conta località come Badalucco, Montalto Ligure, Triora e Molini di Triora, Andagna) ad est o nella Val Nervia (con Pigna, Isolabona e Dolceacqua, più Apricale e Perinaldo, quest’ultimo sulla cresta che domina la stretta Valle Crosia che termina con l’omonimo Comune) ad ovest. Le due valli sono unite dalla strada panoramica della Colla di Langan. Con “Colla” si intende un valico tra una valle e l’altra. La Colla di Langan (1127m) è compresa tra i monti Carmo Langan a sud-est e il Carmo Binelli a nord-ovest ed è il punto di intersezione di una delle strade cannoniere di epoca napoleonica. Dal valico è possibile ammirare un panorama che comprende il Monte Grande, il Carmo dei Brocchi, il Saccarello, le cime che segnano il confine con la Francia. Verso ponente, alle spalle di Capo Nero e di Ospedaletti, c’è invece COLDIRODI, il cui nome pare derivi dai Cavalieri di Rodi che lo fondarono, quando naufragarono su questo tratto intorno all’anno Mille, che si segnala per la biblioteca e la pinacoteca. Gli appassionati di archeologia potranno seguire un itinerario che tocca i principali castellari dell’entroterra intemelio, situati sulla dorsale fra le valli del Roia e del Nervia e saldati ad un sistema che proteggeva Sanremo grazie ad un allineamento costiero di fortificazioni, costituito dai castellari del Monte S. Croce (alle spalle di Vallecrosia), di Sapergo e del Monte Nero (sulle colline di Bordighera), fino a Capo Nero, dove esisteva una torre di vedetta in corrispondenza del Monte Mucchio di Scaglie. Itinerario che ha al centro, naturalmente, la vetta del Monte Bignone.
AGRICOLTURA E PRODOTTI TIPICI A SANREMO.
Gli agrumi. Fin dal XII secolo si ha notizia della coltivazione degli agrumi (prima i cedri e poi, portati dai Crociati, i limoni, le arance amare e le arance dolci). Sulla lunga storia di queste colture e del commercio dei frutti c’è ampia documentazione negli statuti comunali. Il Comune di Sanremo regolò la raccolta, la produzione e la vendita con una serie ininterrotta di provvedimenti, a partire dai capitoli negli statuti fino alla concessione ai produttori di costituirsi in un consorzio (1843) che resterà in vita fino al 1930, emanando numerosi regolamenti e decreti che rispondevano alle esigenze del più importante mercato all’ingrosso di agrumi dell’Italia settentrionale. Già all’inizio del secolo scorso si dividevano e si selezionavano rigorosamente i frutti per dimensioni e qualità.
Le palme. La tradizione vuole che a portare i primi semi di palma furono o Sant’Ampelio anacoreta giunto dalla Tebaide nel 411 o i Crociati di ritorno dalla Terrasanta (1096). Già nel XV secolo la coltivazione della palma da dattero era già diffusa nel territorio sanremese e le sue foglie erano vendute per cerimonie religiose romane ed ebraiche (lavorate diversamente a seconda della destinazione). Un capitano marittimo sanremese, Benedetto Brasca (morto nel 1603), ottenne il privilegio di fornire le palme alla Santa Sede e il privilegio è passato di erede in erede fino ai giorni nostri.
L’olivo. Gli olivi completano il panorama agricolo e l’immagine della Sanremo di altri tempi. Gli alberi di Sanremo erano forti e secolari esemplari che sopravvissero al grande gelo del 1709. A metà dell’800 vi fu la prima crisi dell’olivicoltura, crisi che nei primi decenni del ‘900 si aggravò in coincidenza della conversione verso la floricoltura e il turismo.
I fiori. La storia della floricoltura a Sanremo e in tutta la provincia ha una data d’inizio: il 1856, quando lo scrittore parigino Alphonse Karr, che, esule, nel ‘51 aveva trovato rifugio nella Nizza ancora italiana, avviò la sua attività di commercio di fiori via treno, spedendo a Parigi ceste di violette, narcisi e ranuncoli. Nel 1868 veniva aperto sull’attuale Corso Matteotti un negozietto di profumi: lo gestiva GioBatta Aicardi, distillatore creatore della famosa “essenza di violetta di San Remo”. La prima vera ditta di esportazione di fiori recisi (la Bessi-Julien) è del 1874 e già nel 1880 spediva un centinaio di ceste di rose al giorno. Intanto il giardiniere lionese Guillard introduceva a Nizza il garofano e la sua riproduzione per talea e Lodovico Winter, creatore del Giardino Hanbury, fondava il suo primo “stabilimento”. A partire dal 1910 la floricoltura fu esercitata su basi scientifiche con l’istituzione della Stazione Sperimentale di Floricoltura retta dal professor Mario Calvino. Il Mercato dei Fiori ebbe sede stabile a Sanremo dal 1914.
Altre informazioni sono disponibili sui siti: www.alpidelmare.net www.apt.rivieradeifiori.it www.cec.it www.casinosanremo.it www.comune.sanremo.im.it o www.sanremonet.com www.festivaldisanremo.net www.inliguria.liguriainrete.it www.liguriainrete.it www.liguriaplanet.com www.provincia.imperia.it www.sanremo.it www.sanremoflowermarket.it www.sanremoguide.com www.tourism.it www.turismo.liguriainrete.it www.vivasanremo.com