Questo itinerario è stato realizzato a Marzo 2017
Il Golfo Dianese è situato in un bacino naturale: una vallata delimitata ad est da capo Mele, ad ovest da capo Berta e a sud dal mare. I due promontori sono molto conosciuti e costituiscono banco di prova per coloro che si cimentano ogni anno nella nota corsa ciclistica della Milano-Sanremo. Il Golfo ospita tre Comuni sulla costa: Cervo, Diano Marina e San Bartolomeo al Mare, e quattro Comuni nell'entroterra: Diano Arentino, Diano Castello, Diano San Pietro e Villa Faraldi.
Il territorio è costellato da uliveti e vigneti, nei classici terrazzamenti, da serre coltivate a basilico, pomodori e fiori. I gerbidi sono regno della macchina mediterranea con il giallo delle ginestre, il profumo del timo, del rosmarino e della salvia e l'ombra dei pini marittimi sempre stimolati da una fresca brezza, anche nei giorni più assolati e caldi.
I Comuni del Golfo Dianese
Per i 7 comuni del Golfo Dianese, lavorare insieme è una realtà che li contraddistingue da tempo; alcuni servizi vengono svolti in convenzione o gestiti alternativamente per cercare di fornire un servizio complessivo di qualità e aumentare le opportunità dell'entroterra, meno dotato economicamente. Alcuni eventi, come la Festa di Primavera del Golfo Dianese e Aromatica vengono organizzate e proposte in tutto il territorio.
Cervo
All'origine, Cervo, si sviluppò intorno alla mansio romana, costruita sul promontorio a controllo della via Aurelia. Nei secoli dell'alto Medioevo, la felice posizione del borgo, isolato sullo sperone e facilmente difendibile, ne garantì lo sviluppo.
Con la fine dell'Ottocento, il paese iniziò a diventare meta dei pionieri del turismo balneare. Con il passare del tempo quest'attività divenne sempre più fiorente fino a costruire oggi la più importante risorsa economica per la popolazione.
Le case di Cervo, costruite intorno allo sperone che dal promontorio scende fino al mare, conferiscono all'abitato la caratteristica forma a fuso scenograficamente dominata dalla facciata della parrocchiale di San Giovanni, chiesa costruita anche grazie alle donazioni dei corallini, ovvero i pescatori che si dedicavano anche alla ricerca e alla vendita del corallo, impiegato per vari gioielli e oggetti di decorazione.
La vista del paese non può che cominciare dalla sua parte più antica, quella sorta in posizione elevata, intorno alla mansio romana, dove fu poi costruita la fortificazione dei marchesi Clavesana. Il castello divenne più tardi sede del parlamento comunale, baluardo contro i Saraceni, e infine oratorio, ospedale e ricovero. Non tutte queste fasi sono ancora riconoscibili, e oggi, nonostante le numerose distruzioni, ricostruzioni e modifiche subite, presenta una caratteristica architettura con due torri semicilindriche che ne fa uno dei più interessanti esempi di edilizia fortificata medievale in Liguria.
Al suo interno, dove alcuni affreschi a tema religioso testimoniano la fase in cui era utilizzato come oratorio dei Disciplinati, è stato allestito il museo Etnografico del ponente: nelle sale sono esposti manichini a grandezza naturale, abbigliati secondo la moda di un tempo non poi così remoto, nell'atto di svolgere quelle attività che facevano parte di un modo di vivere ormai molto lontano dal nostro.
Dal castello si diparte la cinta muraria, ancora largamente riconoscibile, in cui si apriva, a settentrione, la porta di Santa Caterina, che, protetta dal vicino bastione, fu per tutto il Medioevo l'unico accesso al borgo da nord; al di fuori di essa una mulatteria scende fino al porteghetto.
Dalla piazza antistante il castello, nel Medioevo luogo delle riunioni del parlamento comunale, si scende verso la parrocchiale prendendo via Grimaldi Salineri, l'asse principale dell'abitato più antico: la strada, che prende il nome da due nobili famiglie locali, è caratterizzata da portali ad arco ogivale e da sovrapporta monolitici presso i quali si arrampicano secolari piante di vite. La via è detta ancora oggi caruggiu da galea perchè su di essa sorgeva la prigione, galea in dialetto, di cui rimane la facciata in pietra quadrata con le mensole litiche su cui erano costruite le caditoie.
Ricchi di fascino sono anche tutti i vicoletti, stretti fra i muri e spesso coperti dagli edifici passanti, che, perpendicolari alle strade principali, li collegano: è in questi scorci ombrosi che meglio si assapora l'atmosfera ancora tutta medievale di Cervo. Si arriva così al sagrato della chiesa, spettacolare terrazzo da cui si gode una splendida vista sul golfo sottostante. Sulla piazza si eleva, scenografica, la facciata concava della parrocchiale di San Giovanni Battista (vedi foto in basso), costruita tra 1686 e 1734 su progetto di Gio Batta Marvaldi. Essa costituisce uno dei più intressanti esempi di architettura barocca del ponente ligure. Solo alla fine del Settecento fu innalzato il campanile.
L'interno, riccamente decorato con stucchi policromi e, nella volta del presbiterio, da affreschi settecenteschi dovuti a Francesco Carrega, custodisce un tabernacolo di ambito lombardo del XV secolo, il pulpito marmoreo cinquecentesco, un Crocifisso di Anton Mario Maragliano e il pregevole gruppo ligneo della Famiglia di San Giovanni Battista, opera di Marcantonio Poggio. Non lontano da San Giovanni è lo sconsacrato oratorio di Santa Caterina: il bel portale romanico della facciata tradisce la fase medievale dell'edificio che, tra XVI e XVII secolo, svolse le funzioni di parrocchiale di Cervo. Alla primitiva costruzione duecentesca furono aggiunte, in epoca più tarda, la cappella Salineri e il campanile.
Scendendo lungo la gradinata a destra del campanile ci si trova di fronte all'ormai quasi irriconoscibile porta Marina, che oggi è inglobata nella palazzata di case e che un tempo dava accesso al borgo a chi proveniva dal mare.
Con l'espandersi dell'abitato furono costruite mura più ampie e una nuova porta Marina, ancora visibile un poco più in basso. Non lontano sono i palazzi Morchio, costruito per il senatore della Repubblica di Genova Falcone Morchio nel Seicento e attualmente sede comunale, e Viale, il cui piano nobile è decorato da affreschi del XVIII secolo.
Fuori dalle mura, su un edificio di fondazione romana, fu costruita la prima parrocchiale di Cervo, intitolata a San Giorgio di Cappadocia, santo orientale a cui erano devoti i marinai del paese.
La chiesa era però troppo esposta alle scorrerie saracene e subì numerose distruzioni, tanto che finì per essere abbandonata. Solo all'inizio del Seicento, con la ritrovata pace seguita al cessare del pericolo turco, la stessa fu assegnata agli Agostiniani che la riedificarono e la intitolarono a Santa Maria delle Grazie e poi a San Nicola di Tolentino.
Nulla resta del convento a cui i frati diedero vita sull'attiguo spiazzo.
L'entroterra di Cervo è interamente terrazzato e coltivato ad ulivo, secondo una millenaria tradizione che ha cambiato l'aspetto stesso del paesaggio ligure, la cui aspra natura è stata piegata, col lavoro di infinite generazioni, fino a diventare adatta alla coltivazione. Più in alto, l'argenteo colore degli ulivi lascia posto alla verdeggiante folta macchia mediterranea. Qui si estende il Parco comunale del Ciapà dove, tra le altre specie vegetali spontanee, crescono le orchidee selvatiche. E sono proprio questi i fiori a dare il nome al sentiero, ripristinato in un progetto a cui hanno collaborato il Comune e le scuole elementari, che dal paese si inoltra fra i pini di Aleppo e la folta vegetazione e raggiunge il colle di Cervo presso cui in primavera si può vedere una rigogliosa fioritura di orchidee selvatiche.
Diano Marina
Diano Marina, la bella cittadina, posta a levante di Imperia ed oggi importante centro turistico e balneare, vanta origini antiche: i primi insediamenti umani nella zona di Diano Marina sono datati alla fine dell'età del bronzo, ovvero circa 14 mila anni fa.
Importanti reperti che sono stati rivenuti durante gli scavi, dimostrano che in età imperiale sorgeva un esteso insediamento urbano.
Non lontano dal luogo dei ritrovamenti, è ancora visibile la chiesa dedicata ai Santi Nazario e Celso, risalente al Mille.
Nei primi decenni del XI secolo, quando i frati benedettini introdussero la coltivazione di ulivo, il territorio divenne feudo dei marchesi di Clavesana da cui si affrancò eleggendosi libero comune.
Diano Marina, offrendo la possibilità di partecipare alle escursioni in barca per l'avvistamento delle balene e dei delfini che, numerosissimi, popolano i fondali, dà a chi ama la natura marina l'opportunità di vivere un'esperienza affascinante ed indimenticabile.
Durante tutta l'estate, inoltre, l'imbarcazione "Dea Diana" propone interessanti gite alla scoperta delle bellezze della costa, con partenze giornaliere dal porto.
Gli appassionati di sport troveranno la possibilità di praticare tutte le discipline legate al mare: nuoto, acqua gym, vela, wind surf, beach volley ed immersioni guidate. Completano il panorama delle allettanti proposte i percorsi in moto d'acqua e le competizioni di pesca sportiva.
Diano Marina non è solo mare e spiagge. La sua posizione privilegiata, raccolta tra il golfo e le montagne, permette di raggiungere le località dell'entroterra, ricche di storia e di tradizioni secolari, dove è possibile assaporare una Liguria intatta ed autentica. Una strada panoramica sale alle frazioni di Calderina, Serreta e Gorleri e, non lontano da quest'ultima, sulla costa, si innalza la torre Alpicella, costruita al tempo delle scorrerie piratesche che terrorizzavano tutta la piana, da cui si gode di una splendida vista sulla costa e sulle Alpi liguri.
Per gli appassionati di bicicletta saranno ultimati anche dei percorsi per MTB che si svilupperanno nell'entroterra dei comuni del Dianese.
L'infiorata del Corpus Domini
San Bartolomeo al Mare
L'odierna denominazione di San Bartolomeo al Mare, che ha sostituito quella di San Bartolomeo del Cervo, testimonia lo sviluppo del paese nella zona costiera, un tempo meno importante di quella dell'entroterra.
Il nucleo più antico dell'abitato sorse, nel Medioevo, sulle alture che dominano la piana del torrente Steria, oggi occupata da moderne costruzioni.
Il paese si sviluppò a partire dai suoi due nuclei più antichi sorti nell'immediato entroterra e denominati l'uno San Bartolomeo, cresciuto intorno alla chiesa omonimo, e l'altro Rovere, il cui toponimo rimanda al vicino lucus Bormani. Proprio qui sono venute alla luce importanti strutture murarie di epoca romana in cui gli archeologi hanno riconosciuto i resti di due edifici distrutti verosimilmente tra I e II secolo d.C.; purtroppo questi ritrovamenti non sono più visibili. I reperti ceramici rivenuti testimoniano come la zona abbia continuato ad essere abitata anche durante il Medioevo e, da indagini svolte all'interno della chiesa attuale, sono emerse testimonianze di due ambienti molto antichi che sembrerebbero confermare la tradizione secondo la quale qui, già nel Trecento, era una piccola cappella in cui si custodiva una venerata immagine della Vergine.
Tra XVI e XVII secolo fu costruito l'attuale santuario che si innalza su bel sagrato ombreggiato da alberi di rovere. Nella facciata, di gusto neoclassico, dovuta ad Angelo Ardissone, si riconoscono il portale e il rilievo marmoreo con L'annunciazione della metà del Cinquecento, pertinenti alla chiesa più antica. All'interno, che è diviso in tre navate da pilastri ottagonali resi nuovamente visibili dai restauri del 1956, sono conservati un interessante Crocifisso del XV secolo scolpito in legno d'ulivo e di probabile provenienza catalana, una cinquecentesca Madonna con il Bambino e, nell'abside, i pannelli di un polittico del Cinquecento raffigurante L'Annunciazione.
Allontanandosi ulteriormente dalla costa, all'inizio della strada che porta a Villa Faraldi, è l'altro antico nucleo, oggi sede comunale: le prime case del borgo sorsero intorno alla parrocchiale di San Bartolomeo, di fondazione duecentesca, ma successivamente più volte modificata. Solo il campanile resta a testimoniare la fase medievale dell'edificio che fu ricostruito dopo il terremoto del 1887 nelle sue forme seicentesche. All'interno è conservato un interessante politico con San Bartolomeo e altri Santi, ancora racchiuso nell'elaborata cornice originale, dovuto a Raffaele e Giulio De Rossi e datato al 1562. Presso la parrocchiale sorge l'oratorio barocco di San Michele, nel Settecento sede nella confraternita di San Carlo.
Il bel litorale di San Bartolomeo ha fatto sì che, in tempi più recenti, il centro abbia conosciuto una grande fortuna turistica in seguito alla quale sono sorti i moderni quartieri costruiti lungo l'Aurelia e presso la spiaggia. Percorrendo il bel lungomare, si raggiunge la torre di Santa Maria, la quale resta a ricordare il tempo in cui vivere sulla costa era rischioso per via delle frequenti scorrerie dei pirati che depredevano la popolazione: proprio per avvistare per tempo il nemico e per costringerlo alla fuga, nel 1585 fu costruito il baluardo che era in relazione con le strutture difensive sorte a capo Berta e a capo Cervo. La torre era dotata anche di due rudimentali bocche da fuoco.
Per ritrovare l'aspetto più antico, ormai difficile da riconoscere nel centro più moderno, bisogna avventurarsi nel verdeggiante territorio che fa da suggestiva cornice alla baia di San Bartolomeo: a Poiolo, tra le case medievali costruite su un basso poggio, è una piazza abbellita da alcune palme della particolare specie Phoenix; su di essa si affaccia la chiesetta di Sant'Anna, un tempo dedicata Nostra Signora del Soccorso, al cui interno si conserva il cinquecentesco polittico con La Madonna in trono tra Sant'Anna e San Bartolomeo, opera di Giulio e Raffaele De Rossi.
A pochi chilometri da San Bartolomeo sorge la frazione Pairola: la storia del borgo ha radice molto antica, come dimostra il ritrovamento nella zona di una sepoltura scavata nella roccia e risalente al IV-V secolo d.C.
Abitato per tutto il Medioevo, il paese, grazie alla prosperità derivata dalla pesca del corallo e dalla coltivazione degli ulivi, conobbe, fra XVII e XVIII secolo, un notevole sviluppo che lo portò a divenire, nel 1714, parrocchia autonoma. L'edificio più imponente del borgo, caratterizzato dai tipici archivolti e da un impianto ancora tutto medievale, è la chiesa della Madonna della Neve, che fu costruita nel Seicento. Affianca la facciata, su cui si trova un architrave datato 1600, il bel campanile barocco, opera di Filippo Marvaldi del 1754. L'interno è decorato da pregevoli stucchi, è impreziosito nella volta, da un affresco settecentesco attribuito a Francesco Carrega. Vicino alla chiesa era un convento di cui non resta alcuna testimonianza architettonica.
Da San Bartolomeo una strada che sale tra i boschi di querce e terrazzamenti coltivati ad ulivi conduce a Chiappa, un gruppo di case costruite sulla collina, intorno alla chiesa dei Santi Giacomo e Mauro. Presso il cimitero, un cippo datato al 13 a.C. indica la distanza da Roma: 553 miglia.
Ancora poca strada e si raggiunge il nucleo abitativo di Rocca da dove si può fare una piacevole passeggiata fino al colle Mea, da cui si gode di una splendida vista che spazia da Portofino a capo Berta.
Diano Arentino
Diano Arentino è costituito da tre borghi: Arentino, Borello ed Evigno, distesi sui crinali che dividono la valle del torrente San Pietro da quella dell'Impero. Questo paese, nel Medioevo, svolse un'importante funzione di controllo sulla viabilità della parte mediana della valle dell'Impero.
Risalendo la valle, lungo la strada, si incontra la frazione di Borello la cui parrocchiale, intitolata a San Michele Arcangelo, merita senz'altro una visita.
La facciata, davanti alla quale è il sagrato, ombreggiato da un albero monumentale e scenograficamente aperto sul panorama della vallata, conserva sul portale ogivale la data 1485 e la lunetta affrescata con il santo titolare. L'interno, diviso in tre navate da archi a sesto acuto poggianti su poderose colonne in pietra scura, rivela l'origine romanica della chiesa, confermata dal fronte battesimale del XII-XIII secolo.
Dietro l'altar maggiore, pregevole opera in marmi policromi, troviamo il trittico con San Michele, Santi e Apostoli, capolavoro del pittore nizzardo Andrea Brea del 1516. Non lontano dalla chiesa è l'oratorio di Santa Croce: l'attenzione del passante è attratta dall'arcichiave su cui sono scolpiti gli incappucciati che si flagellano, secondo una pratica di automortificazione diffusasi, tra i membri delle confraternite, soprattutto a partire dal XV secolo.
Diano Arentino è formato dai due nuclei distinti di Villa Costa e Villa Chiesa: nel primo, la presenza del toponimo "Castellà" resta l'unica traccia dell'antica fortificazione dei Liguri che un tempo dominava la zona, nel secondo svetta ancora l'alto ed elegante campanile della chiesa parrocchiale di Santa Margherita risalente al XV secolo.
L'edificio attuale, diviso al suo interno in tre navate, fu oggetto nel tempo di importanti rifacimenti: nel XVI secolo furono costruite le tre cupole absidali coperte di scaglie di ardesia, interessante e raro esempio di architettura rinascimentale nel Ponente ligure, e nel XIX secolo alla facciata fu anteposto un pronao neoclassicheggiante.
La chiesa conserva alcune opere di pregevole fattura tra le quali un polittico seicentesco con la Vergine in trono e Santi. Salendo lungo la strada si raggiunge Evigno, La frazione più alta di Diano Arentino: qui, dove ormai agli uliveti seguono i boschi, secondo la tradizione sorgeva il castello dei Clavesana, di cui però non parrebbe essere rimasta alcuna traccia, e solo la posizione del borgo, costruito proprio sotto il pizzo di Evigno in una posizione panoramica a controllo della vallata, accredita quest'ipotesi.
La prossimità ai pascoli lega l'antica frequentazione della zona alla celebrazione del rito della fienagione, l'insieme delle pratiche connesse al taglio, all'essiccazione e alla raccolta dell'erba.
Alla pastorizia rimandano anche le numerose caselle, costruzioni in pietra a secco usate come ricovero, che caratterizzano la campagna circostante il paese. La parrocchiale di San Bernardo Abate, in stile Barocco, conserva alcuni frammenti di colonne medievali presso la facciata e, all'interno, una polittico con San Bernardo e altri Santi di Giulio De Rossi. Non lontano dalla chiesa di Santa Croce, decorato da un affresco del XVI secolo, ma ritenuto, sulla base di recenti studi, più antico.
Diano Castello
Costruito nel Medioevo, Diano Castello sorge sulle alture che dividono la valle di San Pietro da quella del Varcavello. Le origini del borgo hanno radici antiche: in epoca preromana qui si estendeva il Lucus Bormani, il bosco sacro. Con il tracciare la via Julia Augusta, vi sorse una mansio di posta. Non si sa con precisione quando gli abitanti della piana, per fuggire ai barbari, si siano ritirati sulle alture dando vita al primo nucleo dell'attuale paese.
Immerso nel verde dei boschi e degli uliveti, non lontano dal mare, Diano Castello unisce la felice posizione in cui sorge alla suggestione del suo centro storico in cui si respira intatta l'atmosfera dell'antico borgo fortificato, con stradine anguste che corrono tra le case costruite strette l'una all'altra in un efficace sistema diversivo. Il borgo era dotato anche di una cinta muraria di cui, nonostante sia andata largamente perduta, si può ancora intuire il tracciato: essa era aperta da quattro porte, quella della Marina a sud, quella del Borgo a nord, quella del Portello di San Pietro a est e quella del Mercato a ovest, ed era rinforzata da alcune torri di cui resta parzialmente riconoscibile solo quella in via delle Torri, oggi trasformata in abitazione.
La loggia municipale che si incontra immediatamente all'ingresso del paese è decorata con gli stemmi dei comuni che costituirono la Communitas Diani, da due lapidi trecentesche e da una riproduzione della pianta di Diano Castello tratta da quella realizzata da Matteo Vinzoni nel Settecento. In breve si raggiunge piazza Matteotti su cui prospetta la parrocchiale intitolata a San Nicola da Bari: la chiesa medievale che sorgeva in luogo dell'attuale svolse, a partire dal 1223, funzione di pieve e fu dunque la chiesa più importante della zona. L'edificio, che si deve al rifacimento settecentesco ad opera di Giobatta e Giacomo Filippo Marvaldi, conserva all'interno alcuni interessanti altari marmorei, testimonianza di un forte legame artistico tra maestranze genovesi e lombarde, un Crocifisso attribuito ad Anton Maria Maragliano e un coro ligneo del XVIII secolo.
Sulle strade del paese si affacciano alcuni eleganti edifici, testimonianza della prosperità conosciuta in passato da Diano Castello. Il Comune ha sede nel palazzo Quaglia, Costruito nel XV secolo, che ingloba anche una torre merlata un tempo adibita a prigione: l'affresco sulla facciata raffigura la battaglia di Meloria, a ricordo dello scontro tra Genova e Pisa a cui parteciparono alcuni abitanti del paese. Pochi passi fra le case del borgo e si arriva alla bella chiesa romanica di Santa Maria Assunta, costruita nel XIII secolo: meritevole di particolare attenzione è la zona decorata da architetti pensili poggiati su peducci antropomorfi. All'interno recenti restauri hanno reso nuovamente leggibili gli affreschi quattrocenteschi di Antonio Monregalese.
Presa via Borgo si esce dal nucleo murato, passando per quel che rimane della porta di San Pietro, e si raggiunge la chiesa di San Giovanni Battista: la primitiva costruzione, risalente al Mille, fu modificata nel XII secolo, quando l'impianto ad aula unica sostituì quello tripartito originario. Di grande interesse, seppure fortemente restaurata nell'Ottocento, è la copertura a capriate lignee risalente al XV secolo, in cui sono inserite numerose tavolette dipinte con il ciclo dei mesi, i lavori dell'uomo nella campagna e le rappresentazioni dei santi. Vicino alla chiesa è l'oratorio di San Bernardino e Santa Croce, ricostruito nel XVII secolo, ma di origini più antiche, come rivela l'affresco con l'Annunciazione che decora la parete sud e che si deve ai fratelli Tommaso e Matteo Bisacci da Busca.
La gradinata della chiesa
Diano San Pietro
Diano San Pietroè un antico borgo dell'entroterra dianese molto articolato. La chiesa è la più importante della vallata, costruita intorno al Mille.
Passeggiando per questa vallata è possibile scoprire chiesette di minore importanza ma comunque molto particolari, decorate con stucchi, solitamente in stile barocco. L'ottocentesca chiesa di San Giovanni Battista, posta sulla provinciale, è un esempio molto particolare. Nella Frazione di Diano Borganzo merita una visita la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, notevole per le dimensioni consederando che si tratta di un luogo in un comune di poco più di mille abitanti.
Dietro all'altare maggiore è conservato il polittico della Madonna della Consolazione, opera del 1518 di Antonio Bre; sul campanile è visibile una bella meridiana. In cima alla valle, quando la strada provinciale gira verso Diano Borello, troviamo Diano Roncagli, una graziosa borgata con la barocca chiesa dedicata a Santa Lucia, dal campanile a cuspide coperto con mattonelle policrome e un'edicola in pietra nera murata nella parete sinistra.
E' ben conservato sul fiume il ponte romanico a due arcate asimmetriche molto accentuate che regge al centro, sul pilastro con speroni, la piccola edicola che conserva una consumata statuetta in marmo raffigurante la Vergine.
La vallata di Diano San Pietro è famosa per l'agricoltura, soprattutto di basilico e olivi. Possiamo trovarci molti frantoi ancora in funzione, tra cui l'ex convento dei frati benedettini, ancora visitabile per ammirare i mezzi agricoli d'epoca, le vecchie mole in pietra.
Villa Faraldi
Villa Faraldi, nell'alta valle del torrente Steria, immersa nella natura, ospita svariati oliveti, testimonianza di una antica storia contadina.
Si accede alla parte più antica e arroccata del borgo attraverso un dedalo di viuzze strette tra i muri in pietra delle case e si giunge, in breve, nell'ampia piazza della chiesa su cui si erge l'ottocentesca facciata neoclassica della parrocchiale di San Lorenzo. La primitiva fondazione, attestata nel 1295, fu ampliata tra XV e XVI secolo e poi ancora nelle epoche successive.
Nell'interno, affrescato nel Seicento e ricco di colorati stucchi, è conservato, oltre alla stele romana, il pulpito in ardesia scolpita e dipinta, pertinente, con ogni probabilità, alla chiesa trecentesca. L'alto campanile che svetta, elegante, a lato della parrocchiale risale alla fase barocca dell'edificio. I borghi di Riva e Deglio si svilupparono quando, soprattutto a partire dal Cinquecento, la coltivazione del frumento lasciò posto, progressivamente, a quella dell'ulivo, che costituì, fino a tempi recenti, la maggiore attività economica della valle, come testimoniano anche i frantoi lungo il torrente, e che tutt'oggi viene largamente praticata. Il toponimo Molini indica invece la presenza di strutture atte alla macinazione di grano: presso questo nucleo abitativo è un ponte, note come ponte romano, ma risalente al Medioevo.
Un'escursione fra la frazioni di Villa Faraldi, tranquilli borghi immersi nel verde di una natura rigogliosa, rivela la grande ricchezza del patrimonio artistico di questa zona: merita una sosta il piccolo nucleo abitato di Tovetto, nel cui oratorio, intotolato ai Santi Rocco e Sebastiano, è un pregevole polittico in cui è raffigurato il Martirio di San Sebastiano, da datarsi probabilmente alla fine del Cinquecento; in breve, proprio il limitare del crinale, si raggiunge il paesino di Tovo, dove un tempo si trovava un frantoio che, non potendo sfruttare l'energia idrica, era messo in funzione dal lavoro di un animale e pertanto era detto a sangue. La parrocchiale di Sant'Antonio, con la sua facciata a capanna semplicemente intonacata, custodisce un interessante polittico opera di Raffaele e Giulio De Rossi, del 1560-1562. Nella chiesa di Riva Faraldi si conservano due interessanti opere scolpite nel legno: l'una rappresentante L'Angelo custode e l'altra La Trasfigurazione; a Deglio, nella parrocchiale di San Bernardo, si può ammirare una pala di Giulio De Rossi compiuta nel 1577.
Da Tovo una strada sterrata conduce alla frazione Chiappa. Poco prima di arrivare al piccolo nucleo di casa ci si imbatte nel cippo miliare, scolpito nel 13 a.C., che indica la distanza da Roma, 553 miglia, attestando il passaggio, da questo luogo, della via Julia Augusta. Tutt'intorno, nella campagna, è frequente vedere le caselle, costruzioni interamente realizzate, dai tempi più antichi fino all'Ottocento, in pietra a secco e in genere coperte da una pseudovolta, utilizzate come ricovero dai pastori, ai contadini e spesso anche dagli animali.
Le manifestazioni del Golfo Dianese
CERVO
In occasione della Festa di Primavera del Golfo, Cervo offre ai propri abitanti e ai turisti, diversi eventi.
In aprile, i pasticceri della Riviera Ligure e della Costa Azzurra si sfidano in una gara all'ultima torta; a maggio, i bambini delle scuole elementari si riuniscono assieme a volontari della protezione civile, forestale e pompieri per celebrare la natura in una manifestazione chiamata "Piccoli Fiori crescono".
Sempre con i bambini delle scuole elementari, ogni anno si svolge un progetto chiamato "Laboratorio d'Autore", ogni anno con un grande artista diverso; a settembre, un evento di pittori chiamato "Estemporanea di Pittura" aperto a pittori di ogni età; per tutta l'estate il sagrato della chiesa di San Giovanni diventa il palco scenico di numerosi eventi musicali: Festival Internazionale di Musica da Camera di Cervo, Break Concerti e il concerto dell'Accademia Internazionale Estiva.
DIANO MARINA
La primavera è la stagione di attività sportive dianesi, da vari anni vengono organizzati tornei di tennis, competizioni ciclistiche di mountain bike, raduni motociclistici, balletti e molto altro ancora. Da non dimenticare la manifestazione che comprende tutti e sette i comuni del Golfo Dianese: Aromatica, solitamente nell'ultima settimana di Aprile.
Nel mese di giugno, in occasione della festa del Corpus Domini, si tiene l'Infiorata, forse la più suggestiva delle manifestazioni dianesi: i maestri decoratori preparano, con passione e sapienza, un magnifico tappeto floreale, composto da un milione di petali di rose, che ricopre le vie del centro cittadino per un'estensione di circa 2.000 metri quadrati.
Nella stagione estiva, oltre alle giornate passate in spiaggia potremo godere di serate in locali o piazze dove saranno presenti spettacoli di ogni genere, ad agosto l'August Parade, una sfilata di carri colorati da fiori per tutte le vie del centro città.
Nonostante Diano Marina sia maggiormente una meta turistica per i mesi estivi, anche nel periodo invernale ci intratterrà con serate musicali, pomeriggi danzanti e spettacoli teatrali. A febbraio, il famoso carnevale con magnifiche sfilate di carri in maschera.
SAN BARTOLOMEO AL MARE
A luglio, nella piazza centrale, verrà consegnato un premio per i più promettenti studenti di musica.
Il 2 febbraio, la città ospiterà tutti gli amanti del cibo che potranno assaggiare ricette di tutt'Italia. Per i cuochi professionisti provenienti da tutt'Italia, San Bartolomeo da l'opportunità di cimentarsi nella cucina delle tradizionali ricette liguri per poi partecipare alla premiazione.
L'ultima settimana di settembre, grandi e piccini saranno sulle meravigliose spiagge per la festa del vento dove ognuno avrà il proprio aquilone: il cielo sarà colorato da bellissime creazioni in carta.
DIANO ARENTINO
Durante tutto il mese di luglio, le serate saranno animate da teatri il dialetto ligure, per conservare e studiare le tradizioni etnico-linguistiche del Ponente ligure.
L'ultima settimana di agosto, tre serate gastronomiche all'insegna della buridda di stoccafisso e dei ravioli di magro, in onore dell'antica festa di Sant'Antonino.
La notte della vigilia di Natale, la Pro Loco organizza un presepe vivente di grande suggestione.
DIANO CASTELLO
A settembre un corteo storico attraverserà le vie del borgo per ricordare il periodo in cui Diano Castello era alla guida della vallata.
Nel periodo di Natale si terranno concorsi di creazione di presepi provenienti da tutta la Riviera Ligure.
Duante l'estate ogni piazzetta sarà animata da serate danzanti per grandi e piccini, dalla musica classica alla musica jazz, dalla musica disco alla musica per bimbi.
DIANO SAN PIETRO
Durante l'anno, Diano San Pietro da molta importanza ai bambini e al loro divertimento: presepe vivente di Natale, festa di Halloween, l'asta delle torte, la Festa di Primavera e molte sagre, la più nota è quella delle "Trenette al pesto" cucinate dalla Pro Loco locale, il tutto accompagnato da musiche ballabili di ogni genere.
VILLA FARALDI
A luglio, ogni piazza diventa sede di un'importante manifestazione a cui partecipano ogni anno diverse personalità del mondo dello spettacolo e un gran numero di appassionati.
Il 10 agosto, per celebrare il santo a cui è intitolata Villa Faraldi, il borgo si anima di numerosi festeggiamenti, dai festeggiamenti religiosi ai festeggiamenti musicali e danzanti.