Info Apricale
Il borgo medioevale di Apricale è situato nell’entroterra di Bordighera e Ventimiglia, a 13 Km dalla costa della Riviera Ligure di Ponente. Protetto dalle Alpi Marittime, il borgo sorge, infatti, in una felice posizione tra i boschi di ulivi dell'estremo lembo della Liguria al confine con la Francia, godendo di un ottimo clima. Il nome deriva da Apricus, cioè soleggiato, esposto al sole. Alla ricerca di un turismo sempre di maggiore qualità, Apricale fa parte di alcune delle reti nazionali dedicate alla valorizzazione dei centri minori che offrano garanzie di servizi efficienti e progetti di sviluppo intelligente. Primo comune ligure ad entrare nel club dei "Borghi più belli d'Italia", si fregia anche della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, che sventola sui centri dell'entroterra selezionati per le loro qualità turistico-ambientali.
Nel manifesto ideato da Lele Luzzati per gli spettacoli estivi del Teatro della Tosse, Apricale è una babele di quinte affacciate sulla sua piazza palcoscenico, una sorta di scatola magica pronta ad aprirsi davanti agli spettatori. Lo si scopre così, con chiesa, castello e torre-campanile a fare da fondale alla piazza, sorprendendolo alle spalle, in discesa dal sovrastante villaggio di Baiardo. Chi lo raggiunge seguendo la Val Nervia, imboccando a Isolabona la provinciale che percorre la valle laterale del torrente Mandancio, il borgo offre il suo profilo più famoso, con la cascata di case di pietra srotolate lungo il crinale del monte. Eppure non è finita, Apricale, palcoscenico perfetto, di facce ne può mostrare ancora: allungato sull'intera dorsale se solo si sale più in alto o a forma di labirinto concentrico affrontandone la scalata dalle pendici del colle, in un continuo salire tra archi, viottoli, scalette, balconi fioriti, improvvise aperture, fino ad uscire nel sole del giardino pensile del castello.
VICOLI DEL BORGO, SPETTACOLI TEATRALI E ARTE. Percorrendo i vicoli, arrivati intatti dal Medioevo, sembra scontata l'idea di Lele Luzzati di trasformare il borgo in un palcoscenico di spettacoli itineranti: quale angolo miglore di un carugio buio e stretto per far sbucare un diavoletto irridente armato di torcia infuocata, oppure di una finestra aperta su un minuscolo cortile dalla quale appare la regina delle fate.
Il cuore delle rappresentazioni di agosto è la piazza, con i due affacci protetti dalla parrocchiale e dall'oratorio di San Bartolomeo e al centro lo spazio riservato alla festa finale, gioioso e giocoso duetto tra spettatori e attori della compagnia teatrale. L'incontro tra il borgo e l'arte risale agli anni Sessanta, quando artisti italiani e stranieri fanno di Apricale una seconda Saint-Paul-de-Vence, trovando nell'entroterra ligure tranquillità e ispirazione più che nella mondana Costa Azzurra. Tenendo viva questa tradizione, ogni estate, da sedici anni, il paese diventa un teatro all'aperto e dal 1994 il castello della Lucertola ospita importanti esposizioni di arte contemporanea, spesso realizzate in collaborazione con la fondazione Maeght di Sain-Paul, che conserva una delle più importanti collezioni francesi dedicate all'arte del Ventesimo secolo.
APRICALE, BORGO DI CALMA PERFETTA. Per chi vuole la calma perfetta, c'è Apricale d'inverno, con i bambini della scuola elementare che durante l'intervallo giocano al sole sulla piazza, gli anziani che chiacchierano sotto le arcate, i carretti costantemente addobbati e fioriti, le finestre decorate con i presepi e il grande falò sempre acceso durante le feste di Natale. I tipici carugi di pietra, con le tre porte ancora intatte, confermano l'atmosfera medievale. Su tutto, domina il castello della Lucertola, nel quale ci sono le grandi sagome delle scenografie di Luzzati affacciate dalla galleria, i duecenteschi statuti del comune e la stanza dedicata al personaggio più pittoresco e affascinante di Apricale, la contessa della Torre; al secolo Cristina Anna Bellomo, contadina enigmatica e intrigante vissuta a cavallo della Belle Epoque. Spia internazionale nella guerra russo-giapponese dell'inizio del secolo scorso, bellissima e intelligente, frequentò i migliori salotti d'Europa, in particolare quelli di Parigi e di San Pietroburgo; ricordata da scrittori e artisti, morì tragicamente nel 1904. E' l'inverno la stagione più bella di Apricale, cieli tersi, brezze quasi tiepide e il borgo sospeso tra la montagna cui è aggrappato e il mare lontano: a dicembre e nei primi mesi dell'anno, il paese esposto a mezzogiorno brilla nel sole insieme agli ulivi che lo circondano. Sono gli alberi che danno la taggiasca, l'oliva piccola e succosa dell'extravergine della Riviera di Ponente. I mesi della raccolta culminano a febbraio con la spremitura dell'olio nuovo, mentre la campagna si colora della fioritura dei narcisi e il paese festeggia il suo prodotto principe.
VISITA AL BORGO DI APRICALE. La visita al borgo può iniziare dalla parte alta, dove sono situate le due principali aree di sosta. L'ingresso di Via Cavour è caratterizzato dalla mole imponente della chiesa cimiteriale, dedicata al patrono, Sant'Antonio Abate. Il vicolo centrale, che segue il percorso del crinale su cui è adagiato l'abitato, raggiunge l'Oratorio di San Bartolomeo, affacciato su Piazza Vittorio Emanuele II, cuore della vita del borgo. Aperta a sud sulla vallata, è animata da arcate e balconate ed è circondata dai principali edifici, collocati su livelli differenti. L'oratorio, sede di un'unica confraternita, è decorato da un vivace polittico cinquecentesco. Ai lati della Vergine, si riconoscono San Bartolomeo e San Lorenzo, che porta la graticola, strumento del suo martirio. Sulla parete di fondo, anche un dipinto di Sant'Antonio, accompagnato dall'immancabile porcellino, qui trasformato in un più rustico cinghiale. La rampa circolare scende dalla balconata alla piazza, su cui prospetta anche il municipio, decorato da murales di artisti contemporanei, che ricordano un'altra stagione importante per Apricale, quando fu fondata la Comunità artistica nervina e aperta, nelle grotte sotto la piazza, la scuola di ceramica. Fino alla metà degli anni Ottanta, la giornata annuale dell'affresco colorò i muri di pietra del borgo e passeggiando nei vicoli è frequente imbattersi nelle opere realizzate in quelle occasioni. Di fronte, le arcate reggono il sagrato della Parrocchiale e accanto l'imponente bastione del Castello della Lucertola è ingentilito alla sommità dal giardino pensile dove svettano affiancati una palma e un abete. L'edificio civile e quello religioso condividono la torre-campanile, diventata il simbolo del borgo da quando, nel 2000, venne posizionata sulla cuspide una bicicletta rivolta verso il cielo. La bicicletta è solo il più evidente dei segni lasciati dagli artisti a testimonianza del loro rapporto privilegiato con il paese: quadri e incisioni sono raccolti nelle sale dedicate ai ricordi artistici e le sculture abbelliscono la piazza e il giardino del castello, che deve il suo nome alla lucertola stesa al sole sulla mano di Ginestra, la fanciulla di bronzo creata da Lea Monetti. Il grande salone superiore è interamente riservato alle mostre temporanee e agli eventi culturali che animano il fitto calendario. Nei sotterranei, per secoli cantine e prigioni, si festeggia l'olio nuovo, mentre il Museo della Storia di Apricale occupa il primo piano. Oltre ai pezzi di arte contemporanea e ai tanti ricordi di mostre e spettacoli, due stanze sono dedicate alla contessa della Torre, la bellissima apricalese che seppe farsi spazio nel mondo parigino e alla corte dei Romanov, e al tenente di cavalleria Giulio Nobile, anch'egli del borgo e luogotenente di Carlo Alberto, da cui ebbe in dono la spada d'ordinanza, ritrovata nel fienile dai discendenti ed esposta insieme ad alcuni documenti dell'epoca. E', però, nella sala dedicata al Medioevo che pulsa la storia dell'antico comune di cui si hanno notizie certe fin dall'anno Mille: erede di una tradizione di autonomia e indipendenza, Apricale si diede leggi codificate in uno statuto, modificato varie volte nell'arco di tre secoli e di cui si conservano i codici originali a partire dal 1267. Uscendo dal castello, si è nella parte più antica dell'insediamento, racchiusa dentro il perimetro del Carugiu Ciàn, l'attuale via dei Martiri su cui si aprivano le porte della città. Quella sul lato sud dà accesso al livello inferiore della piazza tramite una rampa porticata. Dal lato opposto, Via Garibaldi scende ripida verso l'ingresso del paese, raggiungendo la provinciale all'altezza del sentiero con segnavia che in cinque minuti permette di raggiungere la chiesa di Santa Maria degli Angeli, dall'inconsueta facciata a capanna. Di assoluto interesse è l'interno, affrescato tra il XV e il XVIII secolo, eccezionale testimonianza dell'evoluzione dello stile pittorico nell'estremo Ponente Ligure. Il sentiero prosegue verso la fontana a tre archi del Pozzo, con vasche separate per bere, abbeverare gli animali e lavare i panni e raggiunge, in mezz'ora di cammino, un vecchio frantoio affacciato su una verdissima e pittoresca ansa del Mandancio. L'edificio, con la grande ruota ad acqua e le macchine per la lavorazione dell'olio, sarà il punto di partenza della "strada dei frantoi" lungo il torrente. Ritornati al paese, Via degli Angeli ha inizio nella curva a gomito della provinciale e segue tortuosamente il crinale fino alla Porta di Cousoutàn, limite inferiore del nucleo più antico. Lateralmente si aprono vicoli e vicoletti da esplorare senza fretta, tra archi, scalette, passaggi coperti e misteriosi graffiti. Via Fiume fiancheggia la sommità del colle e continua in Via Roma animata dalle botteghe fino a raggiungere in Piazza Vittorio Veneto, la provinciale da cui si stacca il sentiero segnalato che scende nella valle e attravera il Mendacio sul ponte di pietra a schiena d'asino di Pian del Mulino, salendo tra i castagni fino al Santuario di Nostra Signora del Carmelo. Per ammirare il centro storico da differenti prospettive, si può invece seguire, a piedi o in auto, la strada panoramica che si stacca a sinistra della provinciale e raggiunge il paese fino a ricongiungersi con la strada principale all'ingresso del borgo.
PRODOTTI TIPICI, GASTRONOMIA, EVENTI. Città dell'Olio, Apricale è terra di taggiasca, l'oliva che dà origine a un extravergine di eccezionale qualità. Dai produttori locali si trovano anche patè d'olive, olive in salamoia, pesto, miele d'acacia e di castagno. Il menù di Apricale comincia con un antipasto di verdure ripiene (fiori di zucca, torta verde, sardenaira), prosegue con un primo piatto di ravioli (di carne, borragine o bietole) o con i taglierini al pesto, mentre per i secondi la scelta è tra cosciotto d'agnello al forno, coniglio con le olive cotto nel vino Rossese e cinghiale con polenta. Come dessert, pansarole e zabaione. Tra gli eventi ricordiamo le manifestazioni del "Solstizio d'inverno" di grande spessore culturale (da dicembre a febbraio) nel Castello della Lucertola, il romantico itinerario gastronomico-musicale A come Amore ad Apricale nella settimana di San Valentino, la Festa dell'Olio Nuovo con i produttori locali a febbraio, E le stelle stanno a guardare, rassegna di teatro itinerante con la Compagnia della Tosse di Genova e le scenografie di Lele Luzzati. Ancora la Festa patronale della Natività di Maria, processione per le vie del borgo con banda musicale l'8 settembre, la Sagra della Pansarola, il cui protagonista è il tipico dolce apricalese nella prima o seconda domenica di settembre e il Falò di Natale con i fuochi accesi nella piazza del borgo, dalla vigilia di Natale all'Epifania.