Info Civezza
BREVE STORIA. Vuole la tradizione che a fondare Civezza siano stati, in un'epoca imprecisata, alcuni profughi veneziani, Arrigo, Dolce (cognome trasformatosi nel tempo in Dolca) e Ricca, qui giunti insieme alle loro famiglie. Le prime notizie documentarie, risalenti al XII secolo, attestano invece questo piccolo borgo d'altura come colonia di Porto Maurizio, nel terziere di San Giorgio. I portorini ampliarono l'abitato facendone una roccaforte in difesa dei loro territori costantemente minacciati dalle pressioni dei vicini signori di Lengueglia. La storia moderna di Civezza è segnata dal terribile assalto, il 25 luglio 1564, dei pirati algerini guidati da Dragut che si concluse con un incendio che distrusse parte del borgo. In tempi più recenti, caratterizzati da pace e prosperità, il paese ha conosciuto un certo sviluppo agricolo a cui ha corrisposto l'ampliamento urbanistico avvenuto lungo le pendici dell'altura.
VISITA DEL BORGO DI CIVEZZA E DINTORNI. Dalla costa una strada sale ripida lo sperone che divide la valle del San Lorenzo da quella del rio Inferno in un ambiente di grande fascino paesaggistico tra coltivi, zone incontaminate e, a fare da sfondo, il blu del mare. Civezza compare quasi all'improvviso: prima le sue case più recenti e poi il borgo antico, quello che sorse sulla sommità pianeggiante del colle per allungarsi, nel corso dei secoli, lungo il crinale, fino ad assumere le forme attuali, preservatesi pressoché intatte nonostante lo sviluppo edilizio di età moderna. II nucleo più antico del paese corrisponde dunque alla zona centrale di quello odierno: era un piccolo centro conchiuso organizzato, come si può ancora percepire percorrendone le vie, intorno ad alcune strade parallele raccolte a fuso alle estremità. Solo in un secondo tempo, nella seconda metà del Cinquecento, l'abitato si sviluppò in due ali cresciute a lato del cuore antico, lungo la via di crinale. All'estremità inferiore del borgo, in posizione dominante il territorio, laddove l'altura precipita in una scarpata sulla sottostante valle del San Lorenzo, affacciata sul sagrato in ciottoli di mare, si eleva la parrocchiale di San Marco. La chiesa fu costruita alla fine del XVIII secolo in luogo di una più piccola chiesa ormai insufficiente di cui mantenne l'intitolazione al santo protettore di Venezia, a comprova della leggenda che vuole la presenza di una colonia di veneziani nella fase originaria della storia del paese. L'interno, la cui decorazione pittorica si concluse tra 1782 e 1784, è ad aula unica articolata da sei cappelle laterali impreziosite da stucchi settecenteschi dovuti a Giovanni Andrea Casella.
L'altar maggiore, pregevole opera di Giacomo Gaggini, culmina in un interessante tabernacolo a forma di tempietto ornato di colonne sferiche e coronato da una cupoletta; il coro ligneo è attribuito al maestro Pasquale Oreggia che lo mise in opera nell'ottobre 1797. Gli altari in stucco delle prime due cappelle laterali sono opera di Domenico Belmonte, mentre quelli in marmi colorati sono di Giovanni Giacomo Gaggini. Le due cappelle più prossime al presbiterio sono dedicate alla Vergine: in quella a destra è custodita la scultura lignea della Vergine Regina di Genova, qui detta Madonna degli Angeli, datata al 1645 e attribuita al Bissoni. In quella di sinistra, invece, è una marmorea Madonna del Rosario opera di Domenico Molciano del 1681. Adiacente alla chiesa sorge, in insolita continuità architettonica e stilistica, la facciata dell'oratorio di San Giovanni Evangelista, sede, oltre che della confraternita di San Giovanni Evangelista, di quella dell'Annunziata. L'interno custodisce alcuni busti reliquiari e sculture lignee seicentesche, una tela con San Giovanni Evangelista entro pregevole cornice in legno dorato sull'altar maggiore e un gruppo scultoreo raffigurante I'Annunciazione davanti a cui ogni domenica pomeriggio le donne si ritrovano a cantare l'ufficio della Beata Vergine. È soprattutto passeggiando tra le case che si affacciano sulle vie strette e silenziose, riconoscendo nei portali scolpiti, nelle porte antiche molte delle quali hanno ancora le originali serrature a grilletto, nelle centine delle finestre e in mille particolari architettonici le vive tracce del passato, che si gode appieno dell'atmosfera senza tempo di Civezza. Dalla piazza della chiesa, percorrendo via Dante, che risale il crinale, racchiusa tra due cortine di case che hanno conservato intatto il loro fascino antico, si raggiunge la zona più elevata del borgo, quella che nel passato era più sicura grazie alle fortificazioni che la proteggevano. La via si apre sulla ciassa da pila, la piazza centrale articolata intorno ad una fontana, su cui prospetta il Municipio. Pochi passi in una stradina laterale e si raggiunge il forum Gianmarco Ricca, situato nell'antico palazzo Goglioso dove dimorò per qualche tempo anche Aurelio Saffi, patriota e scrittore, un antico spazio che i moderni restauri hanno saputo restituire alla popolazione: i muri e le volte in pietra, il frantoio con la mola in pietra, le olle in terracotta e il carro utilizzato per portare l'olio fino alla costa sanno conservare viva la memoria del lavoro a cui un tempo erano dediti molti degli abitanti di Civezza. Oggi questi ambienti sono utilizzati per manifestazioni culturali, mostre e concerti. Riprendendo via Dante si continua a risalire il crinale, attraversando l'abitato cresciuto nel Cinquecento, e ci si ritrova in piazza Carducci dove, da un moderno terrazzino panoramico, si può godere della vista sulla valle del San Lorenzo con tutti i suoi paesini d'altura e gli antichi frantoi sul torrente. Fu nel XVI secolo che, per difendere la popolazione costantemente minacciata dai violenti attacchi dei pirati barbareschi, ebbe origine il sistema di bastioni che prendeva il nome di Cinque Torri. Oggi resta a guardia dell'originario nucleo, proprio al limitare dell'abitato, solo la torre degli Svizzeri: un massiccio torrione quadrangolare costruito in pietra sormontato da un cornicione sporgente guarnito di aperture. Da Civezza, lungo la strada che conduce al monte Faudo a una distanza di 6 km dal centro abitato, su uno spiazzo affacciato sulle valli del Prino e del San Lorenzo, è la cappella di Santa Brigida, uno dei più interessanti esempi di architettura quattrocentesca del Ponente ligure. Vuole la tradizione, che all'inizio del Trecento, Santa Brigida, diretta a Roma, si sia trovata a passare da queste montagne e che proprio qui sia stata tentata dal demonio.
Satana, violentemente scacciato dalla donna, fuggì lasciando un'impronta sulla quale nel 1425 gli Ascheri fecero erigere la cappella intitolata alla santa protettrice dei valichi di montagna. La rustica costruzione in pietra e intonaco è decorata nella parte superiore dalle pareti laterali e dell'abside semicircolare da una teoria di archetti pensili e reca, sull'architrave del portale, un'iscrizione che ricorda il nome dei fondatori e l'anno dell'edificazione. All'interno il catino absidale conserva alcuni affreschi quattrocenteschi raffiguranti Santa Brigida e i Dodici Apostoli. Da segnalare inoltre gli scavi archeologici nel Sotto di Follia (alle pendici del monte Faudo): a confermare l'importanza del sito in tempi preistorici sono venute alla luce le tracce di una fornace all'Età del Bronzo.
SPORT, ATTIVITA' E MANIFESTAZIONI A CIVEZZA. Molti gli itinerari da percorrere a piedi o in mountain bike che partono dall'abitato di Civezza, tutti segnalati da una precisa cartellonistica sia per i tempi di percorrenza sia per le direzioni da seguire. Tali percorsi sono sviluppati sulla vecchia mulattiera napoleonica e sulla via Francigena e toccano altri paesi come Pietrabruna, Torre Paponi, Costa Camara, Torrazza, oltre che transitare nelle vicinanze di antichi mulini ad acqua. Per chi desidera svagarsi facendo una partita è a un campetto bivalente per calcetto e tennis.
Il primo maggio, in occasione di Circopaese, Civezza è rallegrata dalla divertente festa a cui partecipano tanti artisti di strada, giocolieri, cantastorie, trampolieri, mangiafuoco, clown e, per chi avesse appetito, vista la stagione e la vocazione agricola della zona, non mancano le fave. In estate, nel mese di luglio, le serate di abitanti e turisti sono allietate da spettacoli musicali e teatrali, spesso anche in dialetto. La prima notte di luna piena dopo Ferragosto il paese si anima per la festa del Plenilunio d'agosto durante la quale si danza al ritmo di musiche tradizionali e moderne, gustando gli ottimi piatti locali e del buon vino.