Info Pieve di Teco
Nello stesso nome di Pieve di Teco c'è la natura originaria della sua esistenza: è il luogo originario di amministrazione dei Sacramenti (la Pieve di Santa Maria della Ripa) e luogo di abitazione (Teco da Tectum, "casa"). Si tratta di un abitato a fondazione obbligata per volere dei Clavesana, signori locali di origine piemontese, a metà del Duecento. I residenti della zona vengono riuniti lungo una delle realtà vitali del paese, la strada che collega il Piemonte al mare. A difesa si ergeva un castello ai margini orientali del sistema edilizio, demolito dopo il 1625. Lungo l'asse viabilistico si sviluppano le case porticate e le secolari attività commerciali, fra cui spicca quella delle calzature. Città di pietra, una vera capitale dell'entroterra, poi chiave del potere genovese nell'entroterra ligure dal XVI secolo. La ricchezza economica e politica di Pieve si materializza nella grande qualità dei monumenti religiosi e civili presenti, capaci di riservare tuttora suggestive impressioni. Attualmente al comune di Pieve di Teco fanno riferimento sette frazioni che sono Acquetico, Calderara, Lovegno, Moano, Muzio, Nirasca, Trovasta. Si raggiungono mediante piacevoli percorsi ed ognuna di loro conserva un'immmagine arcaica e coinvolgente, con pregevoli dimensioni architettoniche. La festa patronale cade il 24 giugno, San Giovanni Battista: in questa data si festeggia anche l'anniversario del gemellaggio con la cittadina francese di Bagnols En Foret. La domenica successiva il 24 giugno ha luogo la tradizionale benedizione delle auto con "tour" del paese. Tra le fiere più importanti del paese ricordiamo, dal 20 maggio al 25 ottobre, ogni ultima domenica del mese, il Mercatino dell'Antiquariato e dell'Usato. Per chi desidera praticare sport Pieve di Teco dispone di uno sferisterio per il gioco della pallapugno, di un campo da calcio, da tennis, da calcetto, da bocce.
VISITA AI MONUMENTI DI PIEVE DI TECO.
I Portici. La sequenza dei portici accompagna la strada antica del collegamento tra costa ed entroterra. Dopo il primo insediamento, la natura commerciale della città ha reso necessaria la costruzione di queste eleganti strutture, legate all'espansione fra il Trecento ed il Quattrocento.
La Collegiata di S.Giovanni Battista. L'imponente struttura attuale è opera di un originale progetto di carattere tardoneoclassico, definito dall'architetto Gaetano Cantoni. La chiesa è parrocchiale e collegiata (vi era infatti un "collegio" di sacerdoti oltre al parroco) e conserva un ricco insieme di opere d'arte pittoriche e scultoree provenienti dalla vecchia chiesa e da altri luoghi religiosi cittadini. Si segnalano il Cristo di Bernardo Schiaffino, il gruppo del Carmine di Anton Maria Maragliano e le tele del pievese Giulio Benso, Giò Raffaele Badaracco e Leonardo Massabò.
Complesso Monumentale della Madonna della Ripa. La chiesa della Madonna della Ripa è all'origine della realtà religiosa e abitativa di Pieve. Il suo fascino è legato ad un campanile quattrocentesco integro, a tre ordini di bifore con tipica cuspide a tronco di piramide. L'interno è arioso, diviso a tre navate da colonne con capitelli ricchi di elementi decorativi e simbolici. Vi si possono ammirare anche dipinti murali medievali, con immagini di santi localmente popolari. L'ingresso è rivolto all'abitato antico, con elegante portale. Quest'asse conduce all'oratorio "segreto" dell'Assunta (restaurato nel 2006), dotato di arredi lignei, stucchi barocchi e dipinti murali ottocenteschi, ad uso di una delle locali confraternite. La struttura è destinata ad impiego museale.
L'Oratorio di S.Giovanni Battista. Sorge, come la Madonna della Ripa, a strapiombo sulla riva sinistra dell'Arroscia. Forse legato ad una prima fondazione di confraternita locale, ha un titolo di origine quattrocentesca, in linea con una prima ricostruzione dell'edificio. I confratelli sono chiamati anche Battuti o Flagellanti. La forza del sodalizio si rivela in una serie di abbellimenti della loro sede, soprattutto nel Settecento, con le statue lignee di Anton Maria Maragliano (Crocifisso e Battesimo di Cristo), i dipinti del pittore pievese Francesco Sasso, fra cui il notevole Cenacolo e le decorazioni a stucco del ticinese Giovanni Andrea Casella.
L'ex convento degli Agostiniani. Si trova in luogo appena isolato a monte dell'abitato. Si tratta di una grande struttura iniziata nel 1472, caratterizzata da un elegante chiostro interno ritmato da pilastri ottogonali. La strutture si è progressivamente ingrandita, con ampia chiesa dotata di abside e campanile cinquecenteschi. E' stato successivamente utilizzato come caserma, per essere poi convertito a sede dell'Istituto Tecnico Commerciale "G.Ruffini". Il chiostro, per la sua particolare acustica, è stato sede principale del Festival Musicale delle Alpi Marittime.
La Chiesa dei Cappuccini. Il Parlamento della Comunità, in data 4 aprile 1953, ha voluto la costruzione di questo convento, che rappresenta, con l'arrivo dei Cappuccini nel 1606, im segno dell'Avvenuta Riforma Cattolica. La struttura ha linee ed arredi semplicissimi, secondo la tradizione cappuccina. Pur essendo stato saccheggiato durante la guerra sabaudo-genovese del 1625, conserva notevoli opere d'arte scultoree e pittoriche.
La meditazione e l'isolamento sono assicurate dalla posizione isolata presso l'ampio bosco secolare, chiamato il "Bosco dei Cappuccini".
L'Oratorio dell'Immacolata Concezione. Notevole esempio di oratorio settecentesco (1754) legato alla devozione mariana. Spicca per le sue linee sinuose, che si accordano alla vicina torre civica, già parte della cintura muraria. La torre ospita una statua mariana seicentesca, legata alla maniera del ticinese Leonardo Mirano.
L'Ex Caserma Sebastiano Manfredi. L'edificio si trova sull'area già occupata dal castello voluto dai Clavesana. Quest'ultimo è stato demolito con il grave conflitto del 1625. Nel 1645 il sito viene occupato dal Convento delle Agostiniane, dotato di una chiesa interna a pianta centrale progettata dal noto pittore pievese Giulio Benso. Dopo gli espropri statali del secondo Ottocento, il convento viene trasformato in caserma. La ristrutturazione attuale ne favorirà l'impiego pubblico in senso culturale, con funzioni di biblioteca, teatrali, didattici e museali.
Il Teatro Salvini. Il restauro del 2004, operato dalla provincia di Imperia, ha restituito alla città un vero gioiello: il più piccolo teatro d'Italia, nato per iniziativa privata nel 1834 sul luogo di un antico forno pubblico e poi dedicato ad un famoso attore ottocentesco. Si ammira per la sua squisita dimensione ottocentesca con ordini di palchi, già utilizzato da importanti attori del passato e per le feste cittadine.
Il Palazzo Borelli. Il sontuoso palazzo spicca lungo la sequenza dei portici medievali per la sua facciata ottocentesca. Accorpa infatti alcune abitazioni antiche, per intervento dell'ingegnere e poi senatore Bartolomeo Borelli (1829-1905), protagonista nell'impresa del traforo del Frèjus e benefattore della sua città di origine. L'interno presenta ambienti ricchi di arredi originali e di decorazioni dipinte murali di stampo accademico ottocentesco. Spicca la sala principale con scene in stile neobarocco, legate a motivi di carattere storico e romantico, opera del pittore Foresti.
Il Santuario Madonna dei Fanghi. Il santuario nasce dalla devozione popolare attorno ad un'immagine della "Visitazione", posta su un pilone nella prima metà del secolo XVII da tale Antonio Aicardo. Successivamente venne costruita una cappella ottogonale ornata di affreschi. Il titolo deriva dalle caratteristiche geofisiche del luogo, ricco di fango per l'abbondanza d'acqua. La chiesa, del secolo XVII, è una graziosa costruzione tardo-barocca racchiusa tra due corpi aggettanti. La facciata è adorna di lesene e l'interno ricco di stucchi. L'immagine venerata è una Madonna col Bimbo.
Il Molino del Longo. Il complesso produttivo, situato in posizione suggestiva, impressiona nel dialogo tra pietra e acque. Vi si accede mediante il ponte di Santa Filomena, di aspetto tardomedievale. Il sistema edilizio raccoglie un mulino, il frantoio, memoria di una sempre più diffusa coltura dell'olivo e l'essiccatoio: essiccare derrate alimentari era necessario per avere cibo durante la stagione invernale.