Stemma di Balestrino

Balestrino

In provincia di Savona


 

Info Balestrino

BREVE STORIA. A Balestrino, nel luogo dove oggi sorge l'imponente castello dei Del Carretto, venne probabilmente costruita in età bizantina un postazione fortificata inserita nella linea difensiva che partiva da Toirano e si spingeva fino a Castelvecchio e a Bardineto. Qui nacque il burgus plebis, da cui si sviluppò la frazione Borgo, oggi abbandonata, ma le altre tre frazioni di Poggio, Cuneo e Bergalla, la più antica, si svilupparono a costellazione nel Medioevo, in parallelo al progredire della colonizzazione agricola. Il territorio, dapprima alle dipendenze dei Benedettini di San Pietro in Varatella, passò nel Duecento ai Clavesana che lo infeudarono ai Bava, una famiglia di nobili piemontesi loro vassalli. Ad essi si deve (ne resta ancora oggi solo qualche rovina) la costruzione di un rustico castello alla Bergalla, sulle pendici della Rocca Curaira, che venne conquistato nel 1410 da Carlo I Del Carretto. Anche Balestrino entrò a far parte del marchesato di Zuccarello da lui fondato e visse una situazione di privilegio economico quando il paese si arricchì di mulini, fornaci e frantoi necessari alla sopravvivenza di una popolazione diventata sempre più  numerosa in relazione al perfezionamento della coltivazione attraverso i maxei, le fasce sorrette da muri a secco capaci di strappare all'erosione delle acque il terreno indispensabile alle coltivazioni.

IL BORGO DI BALESTRINO. "Balestrino, si presenta con quel suo castello, ora palazzo fortificato, che la fa da padrone sul nucleo delle case del vecchio Borgo assiepate sotto di lui come pecore. Ma quello che stupisce è vedere le tendine dietro alle finestre del grande palazzo, segno della presenza dell'uomo, mentre tutto il borgo, mostra le occhiaie vuote dell'abbandono. Un lento movimento del terreno sta rovinando le case d'antico stampo ligure. Gli uomini le hanno  abbandonate, le strade sono state chiuse, l'orologio del campanile si è fermato. L'erba e gli sterpi nascono tra i ciottoli, mentre i tetti, ancor vivi di tegole, stanno crollando. Solo i bastioni del castello sono ancorati alla roccia, con le quattro garitte agli angoli, sempre attente come sentinelle in armi, mentre il paese nuovo cresce lungo la strada maestra che ha per paracarri gli ulivi". Così, nel 1990, lo scrittore Vito Elio Petrucci descriveva i due volti di Balestrino: il vecchio Borgo senza più vita e il paese nuovo, costruito per offrire un tetto a tutti coloro che, sotto la minaccia di una presunta frana, avevano  abbandonato le case cresciute nei secoli sotto l'ombra del castello.
 Il castello di Balestrino. All'inizio del Cinquecento Pirro II fondò un nuovo ramo della casata, i Del Carretto di Balestrino, e diede inizio alla costruzione di un castello medievale sul torrione roccioso che domina il borgo. Tra il 1515 e il 1559 emanò ripetuti editti che imposero pesanti tributi e prestazioni d'opera a carico delle famiglie; ma i personaggi più ragguardevoli del paese, abituati a godere una libertà quasi assoluta, non accettarono queste restrizioni e tramarono una congiura: nel 1561 il marchese venne ucciso e fu incendiato il castello, che venne modificato e ricostruito in più punti dai discendenti di Pirro fino ad assumere l'aspetto attuale di palazzo residenziale, in seguito ai lavori di trasformazione voluti, a partire dal 1812, dal marchese Domenico. Gli interventi lasciarono quasi invariate la cinta muraria esterna, con le garritte sporgenti agli spigoli, ma cancellarono l'antica corona dei merli ghibellini e il ponte levatoio: al suo posto un'ampia scalinata conduce al portale sul quale campeggia ancora orgogliosamente lo stemma dei Del Carretto di Balestrino. Nel castello era in funzione una tipografia e la prosperità del paese venne garantita dal fatto che la signoria dei Del Carretto, a parte l'episodio di Pirro II, fu sempre abbastanza tollerante, nonostante l'istituzione di un tribunale, indicato ancora oggi dal cosiddetto "pilone".
La Chiesa di Sant'Andrea. Venne costruita tra il Cinquecento e il Seicento per elargizione dei De Negri, una famiglia di Balestrino emigrata in spagna, oggi abbandonata come tutti gli edifici del Borgo. La chiesa presto si arricchì di opere d'arte, tra cui spicca un tabernacolo in marmo intarsiato di Giovanni Orsolino, oggi conservato nella nuova chiesa parrocchiale inaugurata al Poggio nel 1960.
La Chiesa di San Giorgio campestre. Oggi cappella del cimitero, è la chiesa più antica di Balestrino. Fondata nel XII secolo, facilmente riconoscibile per i muri in pietra e il massiccio campanile posto a lato della sua unica navata, ha come principale attrattiva un ciclo di affreschi, riscoperti di recente, che ornano le pareti e l'abside con figure di Santi e scene bibliche.
Il Santuario di Monte Croce. E' frutto di una recentissima esplosione di religiosità popolare: il 5 ottobre 1949, Caterina Richero, una bambina di nove anni abitante alla Bergalla, vide apparirsi la figura della Vergine sul cielo di Monte Croce, un'altura di 756 metri situata di fronte al paese. Il fenomeno si ripete altre 137 volte fino al 1971 e attira a Balestrino migliaia di persone dall'Italia e dall'estero. La strada che permette di raggiungere Monte Croce dalla Curaira venne costruita alla fine degli anni Sessanta e nel 1991 il Santuario venne riconosciuto come luogo di culto dal Vescovo di Albenga.
L'edificio che sta più a cuore agli abitanti di Balestrino è una piccola cappella, che essi costruirono per voto negli anni Cinquanta, trasportando a piedi o a dorso di mulo tutto il materiale necessario alla costruzione.

 

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