Info Albisola Superiore
Lungo la riva sinistra del torrente Sansobbia, circa 5 chilometri a levante di Savona, sorge Albisola Superiore costituita dal nucleo di Albisola Capo sulla costa e dalle frazioni di Ellera e Luceto (attorno a borghi medioevali) verso l’entroterra. Vi si arriva comodamente con la linea ferroviaria (Ge- XXmiglia) o gli autobus turistici (anche atterrando all’aeroporto “Colombo” di Genova), in auto al casello nel cuore della cittadina o dal Piemonte attraverso il Colle del Giovo. Percorrendo le vie di Superiore ci si trova un borgo ben conservato, dove fanno capolino negozi di ogni genere e soprattutto le botteghe dei maestri ceramisti, che hanno fatto conoscere le Albissole nel mondo. Poco più su del Palazzo comunale e dei giardini, corre un breve e caratteristico porticato. Verso monte si può ammirare la ricchezza della vegetazione che fa da corona al centro abitato, mentre dirigendosi al mare per via Turati ci si imbatte nella Villa Gavotti e nel suo parco. Si può arrivare al di là del torrente attraverso graziosi ponticelli, uno dei quali serve nei periodi di piena, visto che in quelli di secca il livello del fondo è pari alla strada normale. In corso Ferrari si trova il Museo della Ceramica “Manlio Trucco” che offre una suggestiva panoramica dell’arte albisolese dal XVII al XX secolo e reperti. Circa quaranta sono i vasi da farmacia in maiolica in monocromia azzurra (XVII- XVIII secolo) provenienti dagli Ospedali civili di Genova. Quasi il doppio sono invece le ceramiche dei secoli successivi, lascito del maestro Torterolo di Loano, tra cui Madonne, “terraglie nere” e una cinquantina di pastori (alcuni del savonese Tambuscio, altre albisolesi). Infine opere di Manlio Trucco (tele e sculture, sue ceramiche originali oppure ottenute da stampi del maestro Arturo Martini), la sezione dedicata alla produzione e intonaci dipinti della villa romana “Alba Docilia”. L’ingresso è gratuito e l’apertura va dal lunedì al sabato (ore 10,00- 12,00). Tradizione che continua con la Scuola di ceramica fondata nel 1978: unica in Liguria e fra le poche in Italia. Ricca di campi da gioco e favorita da una natura rigogliosa, Albisola Superiore è la meta ideale per chi ama praticare lo sport (tennis, bocce) e trascorrere una vacanza all’aria aperta. In bicicletta si può salire verso Ellera e poi verso Stella S.Giovanni da cui partono diversi percorsi per Pontinvrea e Sassello. Non si dimentichi la zona della costa, con il borgo e le strette vie di Capo, i negozi di ceramiche, gli ampi spazi dove giocano i bambini, le aree verdi dove ripararsi dal sole e scambiare due chiacchiere. Non si possono dimenticare le attività della spiaggia: l’offerta dei bagni marini delle due Albissole prevede iniziative di spettacolo, sport, cultura su una superficie complessivo di circa 100mila metri quadrati di spiaggia affacciati sul mar Ligure dai fondali di sabbia fine, poi rocce piatte con una buona vegetazione. E poi decine di campi da beach volley, due centri velici, un centro sub e molte altre sorprese (canoa, windsurf e surf). E’ d’obbligo una passeggiata sul lungomare impreziosito da palme e ulivi, unito alla “Passeggiata degli Artisti” di Albissola Marina e recentemente rinnovato (di notte è suggestiva la vista stellata sul golfo), appena accanto al centro con i tipici caruggi. Il mercato settimanale si tiene tutti i mercoledì e offre una varietà di prodotti (artigianato, abbigliamento, pelletteria, casalinghi, alimentari). Tra le produzioni locali vanno segnalati gli ortaggi della zona pianeggiante, l’ulivo e la vite, soprattutto a Ellera dove si ottiene un ottimo vino “Nostralino”. Agli appassionati del mangiar bene non sfuggiranno pesce (stoccafisso alla marinara, ciuppin), minestrone alla genovese, gnocchi al pesto e cima ripiena.
STORIA
Albisola Superiore corrisponde all’antica “Alba docilia”, stazione romana sulla Julia Augusta. Il nome “Alba” che significava “centro abitato” e “docilia” da un nome familiare. Oggetti in pietra e metallo confermerebbero l’esistenza del nucleo ancor prima della conquista romana (180 a.C.) di cui rimangono invece alcuni resti presso la Chiesetta di S.Pietro, antica pieve rifatta in stile neoromanico dopo il terremoto del 1887 da parte di Alfredo d’Andrade. Le attività connesse al ritrovamento sono riportate all’agricoltura; la parte verso il mare era residenziale e decorata con mosaici, intonaci dipinti, marmi pregiati, capitelli. Dotata di riscaldamento (intercapedine per l’aria calda) e impianto termale, camere per gli ospiti, fu abitata sino al V secolo e poi abbandonata. Albisola fu distrutta al passaggio dei Longobardi di Rotari (641) e ricostruita ai piedi della Collina del Castellaro dove si sviluppò (un Castello è riportato in un documento del 1121, ma la sua costruzione pare anteriore). Feudo del Marchese Bonifacio del Vasto (1091) e dei Marchesi di Ponzone, fu possesso aleramico di Guelfo, sua moglie e della figlia Ferraria. Alla morte di quest’ultima il territorio passò in parte al Savona e a famiglie locali (Malocello) e genovesi (Doria). Con la vittoria di Genova su Savona (1250), Albisola venne assimilata e posta sotto la giurisdizione della Podesteria di Varazze (1343). Nel 1389 vennero emanati i primi statuti sull’economia (agricoltura, allevamento). Il XV secolo fu quello della ceramica, mentre nel 1615 Albisola si proclama Comune. Alla fine del XVII secolo comincia lo sviluppo della costa con la nascita di diverse fornaci. Tra le famiglie nobili si insediano i Balbi, i Brignole e i Della Rovere che modificano il territorio (regimazione del Sansobbia). Albisola subì in seguito il destino della Repubblica genovese e l’annessione alla Francia (nel Dipartimento di Monenotte). Nel 1797, Ellera si staccò da Superiore per tornare a farne parte nel 1929. Intanto si portano avanti l’Aurelia litoranea (conclusa nell’800), la ferrovia Genova- Ventimiglia e il tratto verso Savona (aperto nel 1931).
MONUMENTI E ARTE
Moltissime le offerte culturali del territorio albisolese. Si possono vistare la Chiesa di Santa Maria a Ellera con resti della fine del X secolo, la Parrocchiale di S.Nicolò a Superiore (ricostruzione del XVII secolo, affreschi settecenteschi di Paolo Gerolamo Brusco, pulpito ligneo barocco del 1655, sculture di A.M. Maragliano e F.Schiaffino. In sacrestia reperti archeologici del III-IV secolo). Ci sono poi la Parrocchiale di Ns Stella Maris di Capo (origine romanica, con Madonna lignea del ‘400 e bassorilievo di Manzù) e il Santuario di Ns della Pace (1578). Quest’ultimo fu edificato su una cappella preesistente (1482) che è diventata l’attuale cripta, per porre fine alle dispute tra gli abitanti di Stella e quelli di Albisola (sembra che una voce misteriosa abbia ripetuto tre volte “pace”). Tre le navate, ognuna a tre campate: sulla volta l’episodio mistico e a sinistra la Cappella dell’Apparizione (si festeggia il 18 ottobre). Bellissime le testimonianze della ceramica di cui restano importanti testimonianze: la più antica nella casa di riposo. L’autore è Giovanni Giacomo Sciaccarama (1554) e riproduce in bianco/blu una deliberazione degli amministratori: la prima lettera riproduce la Madonna, il Bambino e S.Giovanni. Del ‘600 la Confraternita di Ns della Neve. Le Ville: Gavotti e Balbi. Villa Gavotti (o Della Rovere) fu iniziata nel XVIII secolo da Francesco Maria Della Rovere, doge della Repubblica di Genova (1765- 1767), e portata a termine dalla moglie Caterina Negrone. Al piano terreno si trovano tre saloni delle feste (a sinistra) che danno sul giardino: qui vi trionfano stucchi e decorazioni, mobili e specchiere dedicati a primavera, estate e autunno. La sala dell’inverno rimane sulla destra e appare al visitatore come una grotta marina con conchiglie. Restano le piastrelle con il simbolo araldico della quercia. Nella Cappella si trova un organo del 1762, di Tommaso Roccatagliata di S.Margherita con un bassorilievo di Francesco Schiaffino. Su tutto dominano le due grandi terrazze balaustrate con marmi di Carrara che si chiudono nella parte opposta della villa (una di queste dà accesso agli appartamenti del piano nobile con ricche pareti decorate) con eleganti scalinate con vasca al centro. Più oltre, nascosta dalla vegetazione, una statua di “Ercole contro il leone”. Nel giardino alberi da frutto e vigna, quattro fontane con statue di delfini e i grandi vasi per gli alberelli di limone. Poi ancora gli edifici per la servitù e i viali. Nei pressi della Villa, le “Cantine”: una torre e due magazzini adibiti alla produzione del vino. Esistente già nel XVII secolo, sorge sul mare la Villa di Francesco Maria Balbi che vi arrivava direttamente con la “feluca”, tipica imbarcazione. Una doppia scalinata conduce all’interno del piano nobile; ammirevole il padiglione con tetto cuspidato che copre l’ingresso. Non sono rimasti gli arredi originali, ma la Soprintendenza ha curato il restauro della decorazione pittorica delle finte colonne su fondo verde.
ARTIGIANATO: LE CERAMICHE
Più recente di quella savonese, la ceramica delle Albissole si consolidò nel XV secolo grazie alle risorse presenti sul territorio: argilla rossa, cave di terra bianca, boschi, spiaggia per l’essiccazione. Due le lavorazioni: le terrecotte ingobbiate (sostanza da acqua e terra bianca sull’impasto che viene poi graffito, cotto, verniciato e cotto nuovamente) e le maioliche (impasto cotto, smaltato o maiolicato, opacizzato dallo stagno, infine decorato e cotto). Della fine del ‘400 sono soprattutto piatti e scodelle (giallo- marrone e verde) con croce a otto raggi oppure boccali (macchie verdi o marroni). Con il ‘500 comincia la produzione di piastrelle da rivestimento in stile a metà tra il Rinascimento e l’Arte islamica e delle maioliche in azzurro intenso e blu scuro oppure in smalto bianco con vegetali stilizzati. Nel 1569 una sola fornace era a Superiore, mentre nel 1612 se ne registrava una pure a Capo e il primo mulino da colore a Ellera (nel 1640 anche un secondo). Fioriscono la monocromia azzurra con la decorazione naturalistica e quella più barocca con figure della Bibbia e della mitologia (soprattutto sui piatti “reali”, spesso modellati a sbalzo). Nel 1676, l’albissolese Gerolamo Merega fornì quasi 400 vasi da farmacia a un ospedale genovese (ne conserva il museo “Trucco”). Moltissime divennero la varianti e i marchi di fabbrica scudi crociati, pesciolini e persino la Lanterna (simbolo dei Grosso). Tale stile dura sino alla metà del ‘700 quando la produzione entra in crisi. Vasi, vasetti, pentole, oggetti per gli ordini religiosi restano in misura minore, mentre si affaccia una nuova moda popolare: la terracotta decorata sotto vernice particolare che tende al marrone sotto la quale fanno capolino strisce scure in manganese. Crescono così le fornaci a Capo (ben 14) e si raggiungono i 25 milioni di pezzi. Con l’800 si afferma la “terraglia nera” (terracotta verniciata in bruno) che entra in crisi alla metà del secolo. La ceramica si evolve allora nella produzione di pentolame che durerà sino alla metà del ‘900 grazie al passaggio della linea ferroviaria e dai nuovi mulini. Solo le fabbriche familiari utilizzano la terra locale per ottenere una terracotta gialla, rivestita di ingobbio, verniciata e decorata con stampi. Vanno ricordate anche le statuine del presepe, i “macachi”, tipici di Albisola, prodotti a casa con la terra sottratta da chi lavorava nelle fornaci e venduti alla fiera di Santa Lucia (13 dicembre) a Savona. Con il ‘900 la ceramica torna alla ribalta con lo stile liberty e il rinnovato uso della maiolica (soprattutto la ditta Poggi dal 1862 nella sua fornace a pianta rotonda, unica ad Albisola dove tutte erano rettangolari o quadrate). Poi arrivano il decò e il futurismo. Tra le due guerre le ceramiche di Albisola partecipano alle Esposizioni internazionali (Biennale di Arti applicate di Monza nel 1923, poi Triennale di Milano) e a quelle Universali di Parigi (1925- 1937) e Berlino (1938). Con la II guerra mondiale si chiudono le fabbriche che trovano però vigore negli anni ’50 con l’affermazione degli stili informale, figurativo e astratte; l’industria Fac si distingue per le tazzine da bar, la Ceal per le stoviglie. Oggi continua la tradizione della ceramica con artisti locali e stranieri che sperimentano nuove tecniche e materiali, mantenendo invariata la passione per un’arte secolare, anche con il supporto di numerosi Circoli culturali e Gallerie. Le produzioni hanno ottenuto i Marchi Doc o di qualità. I laboratori sono aperti alle visite dei turisti che rimarranno sbalorditi dall’abilità dei maestri, dalle infinite possibilità di plasmare la materia e piegarla alle proprie sensazioni.
Altre informazioni sono disponibili sui siti:
www.albisolavillage.it www.albissola.it www.albissola.com www.alpidelmare.net www.cec.it www.comune.albisola-superiore.it www.comunitamontanagiovo.it www.inliguria.liguriainrete.it www.inforiviera.it www.liguriainrete.it www.liguriaplanet.com www.provincia.savona.it www.turismo.liguriainrete.it