Info Savona
Il Centro di Savona.
A Savona confluiscono diverse vie di comunicazione: le autostrade e i tratti ferroviari (Genova- Ventimiglia, Savona- Torino); le direttrici verso Cuneo e Alessandria (anche con il treno); a breve distanza gli aeroporti “C.Colombo” di Genova Sestri e “C.Panero” di Albenga. L’arabo Al-Idrisi (XII secolo) la descrisse come “luogo delizioso”, ne scrissero Francesco Petrarca e Guy de Maupassant. Parlare di Savona significa entrare nella storia del suo Centro. La struttura è rettangolare con corso Mazzini (sud) e le vie Manzoni (ovest), Paleocapa (nord), Gramsci e l’abbraccio del porto (est). La fortezza del Priamàr domina l’orizzonte: era ed è il simbolo di Savona con tre musei, centro di manifestazioni ed esposizioni. Nel piazzale all’estremità della zona portuale, la Torre del Brandale, accanto al Palazzo degli Anziani e poco distante dalla Loggia (Porta Balnei); sempre sulla piazza le Torri Corsi e Guarnieri (XIV sec.). Nella vicina via Untoria, la Chiesa di S.Pietro (1664-1681) e la Cappella di Ns dell’Olmo (integrata in edifici). Imboccando via Pia si incontrano i Palazzi Sansoni (stucchi e affreschi neoclassici, loggia del Duecento chiusa) e Della Rovere, già sede del tribunale (1495-1504). Si incontrano torri inglobate, piazza della Maddalena e Palazzo Multedo. Del ‘500 e del ‘600 i due contigui palazzi Gavotti nati su edifici medioevali. Da via Pia, deviando in via Quarda Superiore i Palazzi Lamba Doria (arcate di loggiati medioevali) e Pavese Pozzobonello (portale e atrio del ‘500, ricavato nella loggia del ‘200). Alla fine di via Paleocapa, Palazzo dei Pavoni: in piazza dei Consoli, la Chiesa Gesuita di S.Andrea (‘700); verso il mare, la Torre Leon Pancaldo (1662), divenuta simbolo di Savona. A levante, nella via omonima, la Chiesa di Santa Lucia (forse parte della medioevale Abbazia di S.Ponzio) e la “siracusana”, edificio fatto costruire dal poeta Chiabrera. Da vico Mandorla si arriva al Duomo (Cattedrale di Santa Maria Assunta) di Battista Sormano (1589-1605). Tra Cattedrale e Palazzo vescovile, la Cappella Sistina (1481-1483) voluta da Papa Sisto IV per onorare i genitori. Più avanti Palazzo del Monte di Pietà (affreschi del XV e XVI secolo) e poi l’Oratorio del Cristo Risorto (1604) al posto di quello dell’Annunziata (1481). Attraversando, la Chiesa di S.Domenico (1567), ora Chiesa di S.Giovanni Battista; più avanti, in via Dei Mille, l’Oratorio dei Ss Pietro e Caterina (1761), passando alla fontana con il pescatore e il pescecane in piazza Marconi (bronzo di Renata Cuneo). Tornando in via Paleocapa e svoltando in via Manzoni, la Chiesa di Ns di Castello (1544). Più decentrato l’Oratorio dei Ss Giovanni Battista Evangelista e Petronilla (via Guidobono), nella Valle del Letimbro si trova il Santuario di Ns di Misericordia.
Due parole sul porto di Savona.
Il porto ha avuto grande importanza e anche oggi rappresenta una risorsa di notevole interesse per lo sviluppo di logistica, crocieristica, turismo e iniziative collaterali. Consolidato alla fine del 1100 (un arsenale per 25/30 galee), contrastato dai Genovesi (dal 1227) che lo distrussero. Si riprese alla fine dell’800. Danneggiato nella Seconda guerra mondiale, tornò a funzionare a pieno ritmo. Oggi è integrato dal porto di Vado e tratta ogni genere di merci (petrolio, carbone, cereali, automobili, cellulosa). La Darsena vecchia ospita il porticciolo turistico e servizi (il ponte mobile unisce a via Gramsci), più avanti il Teminal Crociere e il silos. Sul pontile Miramare, la stazione della funivia Savona-San Giuseppe di Cairo (17 km), adibita al trasporto di carbone. Altri quattro passi nei dintorni... Una parte più nuova è quella dei portici ottocenteschi sullo stile torinese di via Paleocapa che uniscono l’ex area ferroviaria di piazza del Popolo (un parcheggio che al lunedì diventa sede del mercato all’aperto) alla Torre Leon Pancaldo. Passando attraverso piazza Mameli ci si può fermare al Monumento ai Caduti della Prima guerra mondiale (1927): una campana che tutti i giorni alle ore 18,00 batte 21 ritocchi per ricordare i Savonesi che si sono sacrificati per la patria. A questi rintocchi il traffico veicolare e pedonale si ferma per rendere omaggio a questi valorosi. Limitato alla circolazione dei pedoni è corso Italia con lo stile liberty dei suoi edifici, tra cui spicca Palazzo delle Piane, che conduce al prolungamento sul mare: qui nei giardini si può vedere il Tempietto interamente in ceramica fatto dal Boselli (1785).
STORIA DI SAVONA. Il primo a parlarne è stato lo storico Tito Livio. “Le donne combattevano con il vigore degli uomini, e gli uomini con il vigore delle fiere”, scrisse di Savona, prima città della Liguria di Ponente, alleata dei Cartaginesi contro i Romani durante la seconda guerra punica. E la leggenda vuole che il nome derivi proprio da un generale cartaginese sconfitto (Sago). Con la definitiva vittoria romana, Savona fu sostituita da Vado (Vada Sabazia). In seguito i bizantini ne fecero una roccaforte contro i Longobardi (VII secolo), ma non bastò contro Rotari (643). Si insediò il vescovo Romolo (887), divenne capoluogo della marca Aleramica (950), possesso vescovile (fino 967), libero Comune (1191). Savona ghibellina riprese l’antica rivalità con Genova guelfa nonostante le sconfitte (1226-1251). Sottoposta in seguito a dominio dei Visconti, degli Sforza, della monarchia francese (Luigi D’Orleans), Teodoro II Paleologo di Monferrato, gli Sforza. Si trasforma lo stemma: scudo tramezzato da lista bianca in campo rosso e aquila ghibellina su campo oro, sormontato da corona marchionale. Nel 1327 Savona ottiene la possibilità da Ludovico il Bavaro di battere moneta. Arriva la peste nera: in soli quattro mesi uccide circa il 40% della popolazione (20.000 abitanti). Savona rinasce con i suoi due Papi Della Rovere (XV secolo): Francesco o Sisto IV e Giuliano o Giulio II (che indisse un processo contro Genova con 23 vegliardi a testimoniarne le malefatte: il più giovane di 77 anni, il più vecchio di 106). La famiglia del bambino Cristoforo Colombo arriva in città. Nella prima metà del ‘500, i Genovesi distruggono importanti quartieri della città. Ferdinando II d’Aragona vi incontra Luigi XII di Francia (1507) per la Lega di Cambrai. Genova distrugge il porto (1528) e inizia la fortezza del Priamàr. Savona riceve il titolo di “Fedelissima” per l’aiuto ai Genovesi contro il Duca Carlo Emanuele di Savoia (1626). Viene invasa dall’esercito francese e Napoleone Bonaparte vi stabilisce il quartier generale (1796). Rinata nell’età napoleonica nel 1805 Savona è capoluogo del Dipartimento francese che comprende Porto Maurizio, Ceva e Acqui e sotto la guida intelligente del prefetto Chabrol de Volvic. Entra nel Regno di Sardegna dei Savoia (1815) e “ospita” Mazzini (1831, cella 54 sotto la Batteria del Comando). La crescita economica comincia intorno al 1860 e culmina nel ‘900, diventando anche capoluogo di provincia (1927). La Seconda guerra mondiale, con ripetuti bombardamenti, causa gravissimi danni. Con la ricostruzione, si sviluppano il porto e il settore siderurgico.
MONUMENTI, CHIESE E MUSEI A SAVONA.
Il Priamar. Sulla rocca del Priamàr è sorto il primo nucleo di Savona, la “Savo oppidum alpinum” di cui parla Tito Livio. La leggenda vorrebbe che il nome Savona sia derivato da un generale cartaginese sconfitto (Sago). Sul Priamàr, i Liguri Sabazi e Magone, fratello di Annibale, portarono il bottino fatto a Genova, fedele a Roma. I romani, però, la distrussero e gli abitanti cominciarono a trasferirsi all’interno. Bizantini e longobardi ne fecero una roccaforte. Nel 1542 Genova, soffocata l’autonomia di Savona e interrato il porto (1528), distrussero il quartiere antico per costruirvi una fortezza, affidata all’Olgiati e completata attorno al 1680. Dalla rampa in corso Mazzini si arriva al corpo di guardia, oltre un androne, in salita il piazzale della Cittadella (Duomo vecchio).Teatro di aspre contese tra Piemonte e Genova, Francesi e Austriaci (XVIII secolo), è stata recuperata (inaugurata nell’estate ’99) per ospitare manifestazioni ed eventi culturali.A sinistra il Palazzo della Sibilla (centro musei ed esposizioni) e dopo il fossato si arriva alla parte centrale: il Maschio. Dall’androne nel Padiglione Stendardo al cortile interno con il Palazzo del Commissario, la Loggia del Castello Nuovo, il retro del Palazzo degli Ufficiali. Dal Maschio, per rampe e terrapieni, si può procedere ai Bastioni dell’Angelo e S.Carlo, da qui al Cavallo superiore e una panoramica unica sulla città. Inoltre vi hanno trovato sede il Museo Civico Archeologico, il Museo di Renata Cuneo, il Museo d’arte “Pertini”, l’ostello della gioventù.
I musei. La Pinacoteca civica si trova a Palazzo della Loggia, sul Priamàr. Si possono ammirare la “Crocifissione” di Donato De Bardi, “Cristo in croce tra le Marie e San G.Evangelista” (parte di polittico è custodita al Louvre) del Mazone, “Vergine e Angeli in adorazione” di L.Baudo, “Presepe con S.Francesco e Beato Ottaviano” di L.Fasolo. Lavori (‘600) attribuiti ad Ansaldo, Borzone (“Adorazione dei pastori”), Assereto, De Ferrari; autori genovesi come Valerio Castello (“Giudizio di Paride”, “Pietà”). Poi i “savonesi” tra ‘600 e ‘700 come G.S. Robatto(“La Vergine appare a S.Gaetano”), Domenico Guidobono (“Santa Maria Maddalena e il lupo”), B.Guidobono, P.G. Brusco, Gio Agostino e Carlo Giuseppe Ratti, G.Bozzano. Importanti le opere contemporanee di Eso Peluzzi: “Orfani e povera”,“Interno dell’ospizio”, “Piazza del Santuario”, “Ricoverati attorno alla stufa”. Infine un viaggio nella ceramica (XII-XX secolo): l’Albarello istoriato (S.Giorgio e il drago, olocausto di Marco Curzio e sacrficio di Muzio Scevola) e vasi dai molteplici usi. Di Antonio Brilla, “Glorificazione del Chiabrera” e zuppiera. Apertura da lunedì a sabato ore 8,30-13,00; giovedì 8,30-18,30; luglio e agosto (lun-sab); ore 18,30-23,30. Straordinarie a richiesta. Chiusa nei festivi. Nella stessa struttura, il Civico museo archeologico con testimonianze del passato appartenenti a collezioni (età romana e preromana) o ritrovate nella zona (dai manufatti ai documenti). Dall’Età del Bronzo medio e del Ferro: ceramiche e anfore, corredi tombali (IV-VII secolo). Del Medioevo gli oggetti per la tessitura, ornamentali (bottoni, spilloni), per gli alimenti (recipienti). Si passa accanto al sepolcreto. Poi ceramiche di influenza araba e bizantina, maioliche policrome e savonesi (bianco blu), oggetti per la cottura dei cibi (pentole, tegami) e manufatti emersi dagli scavi (in metallo, osso, vetro e un crogiolo in materiale refrattario). Apertura: dal martedì al sabato, ore 10,00-12,00 e 15,00-17,00. Domenica solo pomeriggio. Straordinarie per gruppi su prenotazione. Ingresso a pagamento. Ci sono ancora il Museo d’arte “Pertini” (con opere della collezione del presidente della Repubblica): circa 90 opere di artisti contemporanei tra cui De Chirico, Guttuso, Manzù, Morandi, Arnaldo e Giò Pomodoro, Sassu e Sironi, alcune con dedica come Tápies, Ortega, Moore, Mirò. Apertura dal lunedì al sabatoo, orario 8,30-12,30. Straordinarie a richiesta. Ingresso a pagamento valido anche per il Museo “Renata Cuneo” (Palazzo S.Bernardo). Strutturato su due piani, conserva opere dell’artista savonese: 29 gessi, 50 sculture, oltre 150 disegni.Da menzionare: “La conchiglia” in gesso, “L’Allodola”, “Il muratorino”, “Giovanna d’Arco” in bronzo ed “Ecce Homo” in ceramica. Da qui si può accedere al Bastione con i bronzi “Uomo che dorme” e “L’estate”. Apertura dal lunedì al sabato, orario 8,30-12,30. Straordinarie a richiesta. Accanto al Duomo, c’è il Museo del Tesoro della Cattedrale di Santa Maria Assunta. Tra le circa 40 opere, spiccano il trittico “Adorazione dei Magi” del maestro Hoogstraeten (XVI secolo), lavori del ‘400-‘500, statuette del ‘300, “reliquario della Croce” (XII-XIII secolo), ostensorio di Sisto IV, la pianeta di Giulio II. Apertura su richiesta, ingresso libero. Più avanti c’è la collezione della Cassa di Risparmio al Monte di Pietà: vasi di ceramica di farmacia genovese (XVIII secolo) e quadreria (XVII secolo). Nel Palazzo affreschi del Fasolo e, in una sala contigua, “Il carro del sole” di Bartolomeo Guidobono. Visite su richiesta, orario banca. Ingresso libero. Annesso alla Basilica del Santuario, il Museo del Tesoro conserva oggetti donati dai fedeli: ex voto dipinti e in argento, olii su tavola, modelli di velieri, arredi, gioielli, arredi sacri. Apertura alla domenica e su richiesta. Ingresso a pagamento. Infine la Quadreria del Seminario vescovile alla Villetta: oltre 100 opere (tavola e tela, dal XVII-XVIII secolo) tra cui opere di P.G.Brusco, copia del ritratto di Giulio II, un’imitazione dell’ “Ultima cena” di Leonardo da Vinci. Visite a richiesta e ingresso libero.
Le Torri del Brandale e Leon Pancaldo. Anteriore al XII secolo, la Torre del Brandale poggia su arcate gotiche. Fu “tagliata” da Genova con le altre della città (XVI secolo). Tornò all’altezza originaria di 49,6 m nel 1932. La Torre, costruita su 6 pilastri sulla principale arteria della città (dunque “turris perforata”), reca gli stemmi delle signorie dominanti. Il vicino Palazzo degli Anziani (XIII secolo, facciata del ‘600) era sede del Podestà e custodisce la campana originale “della Vittoria” (suonata per chiamare a raccolta il popolo, lapidi e capitelli, tele del Bruschetto e Bernardo Castello, affreschi (XIV-XV secolo). La Torre Leon Pancaldo (anteriore al XI secolo) faceva parte delle cinta murarie, all’estremità del porto ed è dedicata al navigatore savonese che accompagnò Ferdinando Magellano nelle sue esplorazioni e nella scoperta dello stretto omonimo.Chiamata anche “Torretta”, conserva l’effige della Madonna di Misericordia, patrona della città, realizzata da Filippo Parodi (1662), sotto la quale un verso del Chiabrera: “In mare irato in subita procella invoco te nostra benigna stella”. Teatro Chiabrera.Il Teatro Chiabrera (1853, progetto di Carlo Falconieri) è un edificio neoclassico con un portico per accogliere gli arrivi in carrozza a 4 colonne doriche. La loggia ne ha 4 ioniche a reggere il frontone triangolare dedicato al poeta savonese. Sulla facciata le statue di Alfieri e Goldoni (alla base) di Santo Varni, Metastasio e Rossini (in alto) di Antonio Brilla. Sul timpano “Apollo con cetra” di G.B.Frumento. Nella sala (stile ‘800) dominano il bianco delle balaustre e il rosso di tappezzerie e sipario. L’opera inaugurale fu l’ “Attila” di Giuseppe Verdi, con Carlotta Gruiz e Carlo Negrini, allora il più famoso cantante europea. Fu il terzo teatro del Regno di Sardegna. Vi sono passati artisti come De Sica, De Filippo, Petrolini, Govi. Danneggiato nell’ultima guerra, restaurato (1963), ha subito il crollo della volta nel 1999.
Il Duomo e la Cappella Sistina. L'antico Duomo era sul Priamàr, eretto su un tempio pagano (825-887), il cui coro è in quello attuale. Dopo la distruzione dei Genovesi, Savona chiese l’uso della Chiesa di S.Francesco. Il convento annesso (1259) sarebbe diventato sede della Cattedrale. Sotto l’impulso di Sisto IV furono costruiti due Chiostri e la Cappella Sistina. Nel 1556 la Chiesa passò alla Cattedrale e fu quasi del tutto abbattuta (1600). Il Duomo fu consacrato nel 1605, ma i lavori terminarono con la facciata (1886). Il complesso comprende Episcopio e Oratorio di Ns di Castello (1544). Lo schema è a croce latina con 3 navate suddivise da pilastri con capitelli corinzi. Nella navata di sinistra le Cappelle di S.Francesco da Paola (affreschi di Paolo Gerolamo Brusco), della Natività o dei Doria (affreschi di Bernardo Castello), di S.Luigi o Lamberti (“Martirio di Sant’Orsola” del Paggi; a sinistra il mausoleo di Mons. Spinola). Quelle di Ns della Colonna (affreschi della Vergine tardo ‘400, altri di Francesco Allegrini), di Ns di Misericordia o di S.Giuseppe (altare del ‘600, affreschi di Lazzaro De Maestri). Il pulpito marmoreo (1522) è di A.Maria Daprile e G.Angelo De Molinari. La Cappella del SS Sacramento (spoglie del Beato Ottaviano; volta di P.G.Brusco). Il ciborio a forma di tempietto ottagonale è attribuito a Orazio Grassi. Dietro l’altare un coro di Anselmo De Fornari, Elia De Rocchi e Giovan Michele Pantaleoni.A destra le Cappelle di S.Sisto Papa (“Madonna in trono col Bambino” di Albertino Piazza, 1517 circa), delle Anime o della Compagnia della Morte (altare di Antonio Luciani, affreschi di Luigi Quarenghi, Crocifisso del Duomo antico), di S.Agostino (pareti con S.Pietro e S.Paolo del Brusco; quadro del Santo di Giovanni Baglione), Gavotti (“Madonna con il bambino” del Baglione, “Abramo visitato dagli Angeli” di Giovanni Lanfranco), del Sacro Cuore (affreschi di G.A. Ratti, ovale del Brusco), di Corradengo Niella (“Madonna di Misericordia” e affreschi del Ratti). Nel Palazzo vescovile (appena restaurato) rimane l’appartamento di Pio VII, prigioniero di Napoleone: 4 saloni con arredamento d’epoca. La loggetta dalla quale benediceva Pio VII è tra il Duomo e la Cappella Sistina voluta da Sisto IV. All’interno un’unica aula con presbiterio rettangolare. I origine la cupola era azzurra e il soffitto più alto. Il monumento funebre dei Della Rovere (1490) è di Giovanni D’Aria: un basamento massiccio sovrastato da teste d’angelo ad ali aperte. Al centro l’urna e sopra un bassorilievo della “Madonna con Bambino”, a destra Sisto IV presenta i genitori alla Vergine, a sinistra S.Francesco e S.Antonio da Padova. Successivi il controsoffitto e la lanterna (1762). .Sull’altare una pala di Santino Tagliafichi (‘800). Nel complesso anche il Museo della Cattedrale.
Le Chiese del centro. La Chiesa carmelitana di S.Pietro (1664-1681) ha due cappelle laterali e due minori. Tra le opere “Predicazione del Santo” del De Maestri, “Caduta di Simon Mago” del Bozzano. Dietro l’altar maggiore un quadro di Domenico Piola. A sinistra “S.Giovanni della Croce” di P.G. Brusco e “Sacra Famiglia”. Poi “Liberazione di S.Pietro” del Caravaggio e “S.Andrea Avellino” di G.Brusco.S.Andrea è la Chiesa dei Gesuiti nata sulla precedente parrocchia, presente già nel 1167: facciata stile barocco romano, navata interna con “Madonna del Buon Consiglio” di Defendente Ferrari (XV secolo), la volta è di Sigismondo Betti. Nella Chiesa di Santa Lucia, quattro quadri di P.G.Brusco e le “casse”, gruppi lignei del Venerdì Santo, dall’Oratorio dei Ss Agostino e Monica (“Incoronazione di spine” e “Bacio di Giuda”). Al posto dell’Annunziata (1481),l’Oratorio del Cristo Risorto (1604) dalle forme barocche; custodisce i gruppi “Annunciazione”, “Addolorata” e “Deposizione nel sepolcro” e un coro ligneo tedesco (‘400) dalla Cattedrale di Santa Maria di Castello. La Chiesa di S.Domenico (1567) ora Chiesa di S.Giovanni Battista offre facciata barocca, interno originario a tre navate, cupola e pareti ’800-’900. Tra le opere, “Adorazione dei Magi” di scuola fiamminga, “Madonna di Misericordia” del Guidobono; Presepio di Semino e tavola di Teramo Piaggio. Nell’Oratorio dei Ss Pietro e Caterina (1761), tele importanti: 8 di C.G. Ratti (“Disputa di Santa Caterina”), 4 di P.G.Brusco (“Caduta di Simon Mago”), 4 del Bozzano (“Morte di Anania”). Inoltre un’opera del Bernini sui due Santi e tre “casse”: “Flagellazione” e “Gesù caduto sotto la croce” (entrambe di scuola napoletana, XX secolo) ed “Ecce Homo” della savonese Renato Cuneo (1978). L’Oratorio di Ns di Castello è monumento nazionale per il polittico di Vincenzo Foppa e Ludovico Brea (7 scomparti ognuno con un episodio sacro o un santo), donato da Giulio II.Vanta i gruppi “Cristo Morto”, “Deposizione dalla Croce” e “Pietà”. All’Oratorio di Ss Giovanni Battista Evangelista e Petronilla si trovano tele ovali del Ratti, “Cristo al Limbo” di P.G.Brusco, tre “casse” (“Promessa del Redentore”, “Gesù nell’orto” e “Gesù legato alla Colonna”) e un Crocifisso del Maragliano. La Chiesa di S.Dalmazio a Lavagnola è la più antica di Savona (prima del 1000): balaustra e altar maggiore di Domenico Prato (1777). Da vedere l’altare dell’Immacolata di Gaetano Prato (1785), la tela “Madonna col Bambino” (‘600) e una “Madonna” del Martinengo. Nell’Oratorio (1633): “Madonna di Misericordia” di Bernardo Lavagna (1677), “Sogno di S.Dalmazio” forse del Bruschetto (XVI secolo) e gruppo “ Il miracolo del Santo” (1739).
Santuario N.S.Misericordia. A partire dal borgo di Lavagnola lungo la Valle del Letimbro, ci sono 9 piccole Cappelle affrescate e decorate da artisti di ogni tempo: sono tappe di riflessione per raggiungere il Santuario di Ns di Misericordia. Il Santuario di Ns di Misericordia (1536- 1540) è opera del Sormano. Nacque dopo l’apparizione della Madonna al contadino Antonio Botta (1536), mentre Savona è sotto il dominio di Genova e infuria la guerra tra Francia e Spagna. Botta segue gli ordini (digiuno, opra di pietà, confessione) e torna sul luogo: la Madonna con una corona d’oro sul capo lo attende a braccia aperte verso terra, dicendo “Misericordia, o figlio, non giustizia”. Botta deve chiedere alla città di fare penitenza. L’evento miracoloso spinge gli animi, all’insegna: arrivano pellegrini, vengono assistiti i poveri, deposti ex voto, si raccolgono oblazioni e parte la costruzione della prima Cappella sulla fonte dell’Apparizione. I lavori terminano nel 1540. Pio VII incorona l’immagine della Madonna (1815). Successiva la facciata (1609- 1611) di Taddeo Carlone. L’interno a tre navate è diviso da pilastri ottagonali, con volta a crociera. La cupola ottagonale è priva di tamburo e sormontata da una alto tiburio. A destra nella prima cappella: Bernardo Castello (“Storie della Vergine”, “Scene di vita di Cristo”), Bruschetto (“Assunta”); nella seconda: Orazio Borgianni (“Natività di Maria”); nella terza: Giuseppe Zampieri (“Presentazione al tempio”); nella quarta: G.B. Paggi (Crocifisso). Dietro l’altare, il coro degli scultori savonesi Garassino (1644). Sotto il presbiterio, la cripta con bassorilievi marmorei degli Orsolino (XVI-XVII secolo); al centro della cripta la statua “Madonna della Misericordia” di Pietro Orsolino (1560). A sinistra, nella terza cappella, spiccano “Visitazione” attribuita a Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) e la “Madonna della Neve” del Castello. A fianco del Santuario, il Museo del Tesoro (nel Palazzetto del Duca di Tursi), sulla piazza Palazzo Pallavicini e il vecchio Ospizio, al centro la fontana (‘700) di G.A.Ponsonelli. Sul colle a sinistra della Basilica, sorge la Cappella della “Crocetta” affrescata da Bartolomeo Guidobono (1654-1709), mentre prima di arrivare c’è la locanda del Pellegrino (1540). Anche i contemporanei hanno reso omaggio e tra tutti Eso Peluzzi che vi stabilì il laboratorio e riportò le storie degli anziani ricoverati nell’Ospizio.
ESCURSIONI NEL VERDE A SAVONA E DINTORNI. Per chi ama le gite all’aria aperta, le scelte sono infinite. La Madonna degli Angeli ( ‘400, struttura a capanna e aula unica) si raggiunge con la strada dietro la Stazione ferroviaria. Tra pineta e macchia mediterranea, il forte che sovrasta la Cappella: nel 1943 furono fucilati 7 partigiani. La stessa via fino al forte di Monte Ciuto (420 m) tra i torrenti Lavanestro e Quazzola. Il sistema difensivo si sviluppa con cupole, cunicoli, posti d’osservazione e sotterranei. Più in basso il forte della Madonna del Monte sopra Legino. Grazie alla gallerie di alberi è un’ottima escursione sia in estate sia in autunno. Scendendo, il serbatoio dell’acquedotto e la via Aurelia. Prendendo la Valle del Letimbro, dopo Santuario si lascia a destra la borgata di Cimavalle. Abbandonato il torrente, si passa sotto il ponte ferroviario, si sale fino a Ormè (casa di campagna dei Doria). Un tornante e si giunge alla Crocetta: bivio per S.Bartolomeo e cippo dedicato ai partigiani. Una bella pineta conduce al bivio con la strada di Bricco Spaccato (o Monte Cucco), oltre l’osteria di Naso di Gatto si giunge a Cà di Ferré (Chiesa di Santa Maria Maddalena). La discesa fino alle Meugge, da qui si può raggiungere il cippo Napoleonico (1796) o Monte S.Giorgio (vista panoramica). Proseguendo si arriva a Montenotte Superiore, ma da Savona i chilometri cominciano ad arrivare a oltre 20. Oppure da S.Bernardo (autobus linea 3), si svolta al Monumento dei caduti, per via Priocco, passando sotto il ponte: orti, dopo il ponte il sentiero in salita fino alla Panoramica. Si sale per la località Palaiella fino a Monte Castellazzo. Sul crinale, il falso piano a sinistra e la strada panoramica del Bosco delle Ninfe. Da qui per Monte Castellazzo, per località Cria (borgo di case diroccate). Salendo il crinale, fortificazioni napoleoniche. A ritroso, Bossa Battin e la principale panoramica; a destra si incontra Case Ramé e il crinale fiancheggiato dalla comunale Ranco-Naso di Gatto: si può scendere per la strada battuta fino a Pian di Bertan; un ruscello e, tra sentieri e falsopiani, le abitazioni della Colletta. Sempre dal Santuario si passa sopra la linea ferroviaria, attraverso una zona coltivata, poi in salita fino agli “Scogli bianchi”. Ancora in salita fino alla Palaiella e sulla strada per Ranco. Dalla Villetta, invece, lasciata a sinistra la Certosa di Loreto e a destra la strada per il Bosco delle Ninfe, superato Ranco, si giunge al Pian del Bue. Dopo un colletto, il Vallone di Grana, percorso della “Julia Augusta”, tra pini d’Aleppo, erica, ginestra, corbezzoli. Si arriva a Monte Cucco e un sentiero fino alla piazzola. Oltre Poggio della Capanna del Frate, si scende a Marmorassi e alla Madonna del Crovaro. La strada passa a monte della borgata Priocco. Dopo la pineta, la strada per Cimavalle. Verso la Val Bormida (XX km della Montenotte-Altare) si scende per la strada in terra battuta a sinistra, si fiancheggia Bric del Falò, proseguendo per Case Rocca. Si scende sempre a destra tra una vegetazione ricca e incontri occasionali con animali (tipo caprioli). Dopo circa 2 ore di cammino, il sentiero costeggia Monte Porcheria e sotto il ponte ferroviario fino a località Montegrosso. A sinistra, guadando il fiume si arriva a Località Isole. Dalla località Maschio, invece, per la strada asfaltata che porta al casello: sempre a sinistra, ci si inoltra nel bosco di pini. Dopo circa 400 metri si imbocca un’altra asfaltata per località Fondelera e proseguendo si sottopassa la funivia e si arriva ai Ciatti. In mountain bike è consigliata la gita Marmorassi-Naso di Gatto.
MERCATI E TRADIZIONI A SAVONA.
Mercati. A Savona c’è un Mercato coperto alimentare (via Giuria, anche accesso da via Mazzini): ne fanno parte una cinquantina di banchi che offrono una vasta scelta di prodotti dal pane alla carne, dalle verdure ai prodotti per la casa. Lunedì, martedì, mercoledì orario 7,00-14,20; giovedì, venerdì, sabato orario 7,00-13,20 e 16,00-19,00. Il mercato del pesce (sempre via Giuria) è aperto, invece, dal lunedì al sabato orario 7,00-14,20 (secondo la disponibilità di pesce fresco che va letteralmente a ruba). Il mercato settimanale si tiene lunedì mattina e pomeriggio in piazza del Popolo: i banchi presentano i più svariati articoli (caramelle, biancheria, abbigliamento, giocattoli, alimentari, profumeria). Ogni primi sabato e domenica del mese, mercatino d’antiquariato sotto i portici. Dipende dal Comune anche il mercato ortofrutticolo all’ingrosso di Pilalunga, mentre esistono mercati rionali (piazza Bologna).
Tradizioni. Il 13 dicembre c’è la fiera di Santa Lucia. Nei primi del ‘900 era l’occasione per acquistare i pastori del presepe (a proposito, è prevista la Madonna dell’Epifania, seduta con un Bambin Gesù più grande rispetto a quello appena nato, ma non ci sono botteghe) e omaggiare la Chiesetta, oggi rimane una giornata tradizionale tra bancarelle di giocattoli e altri articoli, nelle vie del Centro. La vigilia di Natale si vive la cerimonia del Confuoco (Confêugo), che risale al terzo decennio del XIV secolo: due ceppi d’alloro venivano bruciati davanti a Podestà e Abate del popolo (omaggiati di doni) in piazza del Brandale. Dalle ceneri, gli auspici per il nuovo anno. Il Venerdì Santo prima della Pasqua si svolge la Processione delle Confraternite (associazioni di persone accomunate da regole religiose che risalgono al ‘200, anche con scopi di assistenza). La Processione, che deriva dalle antiche flagellazioni penitenziali, si tiene negli anni pari (un tempo ne erano roganizzate ben tre) e rappresenta scene della vita di Gesù attraverso le “casse”, gruppi scultorei lignei portati a spalla (un decreto vescovile ne stabilisce l’ordine e le regole, 1813). Partecipano gli Oratori di Ns di Castello con “Cristo Morto” (XVII secolo), “Deposizione dalla Croce” (1795 del Martinengo), “Pietà” (1833 del Murialdo); del Cristo Risorto: “Annunciazione” e “Addolorata” (XVIII, entrambe del Maragliano), “Deposizione nel sepolcro” (1866 del Brilla); dei Ss Giovanni Battista Evangelista e Petronilla: “Nostro Signore nell’Orto”, “Cristo al palo”, Cristo in Croce” (1728, tutte del Maragliano; dell’ultima c’è la copia ridotta del Brilla del 1881) e “Promessa del Redentore” (XVII secolo, del Martinengo); dei Ss Pietro e Caterina: “Flagellazione” e “Gesù aiutato dal Cireneo” (XVII secolo) ed “Ecce Homo” (1978, di Renata Cuneo);dei Ss Agostino e Monica: “Incoronazione di spine” (XVII secolo del Maragliano) e “Bacio di Giuda” (1926 del Runggaldier); di S.Dalmazio: “Il miracolo di San Dalmazio” (1739). Per consentire il riposo ai “portatori”, il percorso si svolge a intervalli, comunicati con colpi di martello sulla stanga che regge la “cassa”.Gruppi corali e strumentali eseguono melodie della Quaresima, pastorali, canti gregoriani e “mottetti” di autori savonesi.
Altre informazioni sono disponibili sui siti: www.alpidelmare.net www.cec.it www.comune.savona.it www.comunitamontanagiovo.it www.inliguria.liguriainrete.it www.internetsavona.com www.italianriviera.com www.lig.camcom.it/cciaa_sv/ www.liguriainrete.it www.liguriaplanet.com www.porto.sv.it www.provincia.savona.it www.turismo.liguriainrete.it www.village.it/savona/giustizia/